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Del potere delle parole in periodi difficili

Tempo di lettura: 5 min.

Ma perché proprio la poesia?

I mesi passati, una strana fine di inverno, seguita da una primavera assolutamente atipica, ci hanno abituate a tanto silenzio. Soprattutto chi vive nelle grandi città, si è ritrovata a fronteggiare giornate lunghissime cariche di solitudine dove l’unico contatto con il mondo era consentito tramite le superfici scintillanti di computer, tablet, smartphone.

Eppure, non so voi, ma comunicare ad alta voce sembrava essere diventato difficile. Quante volte vi siete ritrovate a registrare e ri-registrare audio su WhatsApp, perché le parole proprio non uscivano (io l’ho fatto tante tante volte)?

 
 
 
 
 
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In the spirit of #NationalPoetryMonth and collectivity despite distance, we invite you to create a “collective poem” for our moment based on the 1981 project “Poema Colectivo Revolución” by Colectivo 3. The Mexico City-based artist group sent sheets of paper with blank space to members of an international #mailart network, inviting responses on the theme of revolution. Ultimately, #Colectivo3 received mail from forty-five countries. Download the sheet at the link in our bio, and share your poems on Instagram with #PoemaColectivo2020. Siguiendo el espíritu de colectividad a pesar de la distancia geográfica, post le invita a contribuir a un nuevo “poema colectivo” para el día de hoy, basado en el Poema Colectivo Revolución de 1981 realizado por el grupo de artistas Colectivo 3. Este colectivo basado en la ciudad de México le envió hojas de papel con espacio en blanco a una red internacional de artistas que trabajaban en arte-correo, invitándolos a enviar respuestas sobre el tema de “revolución.” El mismo año el colectivo recibió respuestas de 45 países. — [Submissions for Poema Colectivo, 1981]

Un post condiviso da MoMA The Museum of Modern Art (@themuseumofmodernart) in data:

D’altronde quello che ci è successo sembra così assolutamente assurdo che ci troviamo quasi ammutolite e incapaci di esprimere quello che sentiamo. In momenti difficili, di crisi, di confusione spesso ho trovato un rifugio confortante nel mondo delle parole e in particolare della poesia.

Ma perché proprio la poesia? Può sembrare un po’ assurdo che una forma letteraria considerata tradizionalmente come qualcosa di arcaico e un po’ polveroso possa esprimere una sensibilità contemporanea, eppure se usciamo dai canoni a volte un po’ limitanti delle nostre antologie, troviamo tutta una produzione, femminile in particolare, che ancora oggi parla alla nostra sensibilità: Antonia Pozzi, Emily Dickinson, Sylvia Plath, sono solo alcuni dei nomi che si possono citare.

Le loro opere sono custodite in libri ma anche nelle pagine dei blog di Tumblr, dove esistono vere e proprie community poetiche che condividono pensieri e combinano frammenti di diverse poesie per raccontare mood, stati d’animo, sensazioni, con migliaia di condivisioni.

 
 
 
 
 
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Page out of my poetic quarantine diary. Ringing of a Bell. Spring 2020 #Repost @vogueitalia • • • • • • Ringing of a Bell, by @MariyaKozhanova, a poetic quarantine diary. “Eight weeks of stillness when every next day is like two drops of water similar to another. But it is not. When you are being forced to stay at home while keeping social distance with the entire world around, you become an observer from a fixed point. Like monks within monastery walls, we have been forced to have a particularly regular lifestyle, which made us more sensitive to the smallest changes in the closest circle that surrounds us – ourself, our partner, our home shoes, birds outside the window, flowers in the pots, nature that knocks at our door with rain showers or pale lights of the rising sun. As soon as we put ourselves on hold, everything is ready to share with us its story. We never had time to listen, but this time everybody has been forced to do so.” #mariyakozhanova #instaxshare #instantphotography

Un post condiviso da Mariya Kozhanova (@mariyakozhanova) in data:

Forse sembra strano, ma il potere delle parole è qualcosa di immenso. Siamo la prima generazione che si è ritrovata a combattere una guerra silenziosa e passiva. Escludendo le categorie che hanno coraggiosamente continuato a lavorare, come il personale di servizi sanitari ed alimentari, ci è stato detto che l’unica soluzione per vincere era quella di non fare assolutamente nulla e stare in casa. Sono state organizzate tante iniziative solidali, ma ci siamo sentiti comunque impotenti e soli di fronte a qualcosa di incomprensibile. E in questo caso mi sono ritrovata letteralmente ad avere il bisogno di leggere parole luminose, confortanti e la gioia momentanea che mi hanno portato è stata qualcosa di immenso. Poi è arrivata la voglia di descrivere le emozioni con parole mie. Un’espressione personale certo, ma in questo caso è diverso, perché il personale è stato riflesso di uno stato mentale collettivo, che ha accomunato praticamente tutto il mondo (è mai successa una cosa simile? Ne dubito). Le metafore, le immagini, i colori del mondo di casa di una singola persona sono diventati quelli di tutti e non è forse questa una cosa bellissima in un certo improbabile senso? E qual è il posto in cui le più giovani, chiuse in casa, in smart working e non,  condividono il loro mondo personale e collettivo? Instagram, ovviamente.

Sono nate allora tutta una serie di contest e gare di condivisione per esprimere gli stati d’animo in un momento così difficile. Potremmo dire che si è trattata di una sorta di terapia di gruppo, senza confini fisici, dove la condivisione fa assolutamente bene.

Uno degli esempi che mi ha più colpito è quello di Greta Bellamacina. Modella, regista, attrice (ha iniziato con una piccola parte come studentessa di Serpeverde in Harry Potter e il Calice di Fuoco) è un’apprezzata autrice che considera la poesia come qualcosa di “punk” che vive in luoghi pubblici, tra la gente e nelle piattaforme online e che non ha nulla di arcaico, ma può esprimere una sensibilità assolutamente contemporanea e sociale. Sul suo profilo ha condiviso durante il periodo di lockdown diversi componimenti, tra cui quelli pubblicati in occasione della sfilata FW19/20 di Valentino (rispostati anche dal brand), messaggi femministi, lettere d’amore nei confronti del personale sanitario che si è preso cura di noi.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Greta Bellamacina (@gretabellamacina) in data:

Un altro esempio fantastico è Lou Doillon. Una delle icone della bellezza e dello stile francese (e ci credo, è figlia di Jane Birkin e sorella di Charlotte Gainsbourg) ha aperto ogni giorno le porte della sua libreria (caotica in modo super estetico ovviamente) a dirette in cui ha condiviso musica, opere spesso consigliate dai followers, di Baudelaire, Bukowski, Plath, Ovidio, Omero, per momenti di immensa bellezza.

 
 
 
 
 
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Today was Sylvia Plath Diary in French and English ( but the Gram bugged and only a bit was left) … Janis Joplin and more…

Un post condiviso da Lou Doillon ☕ (@loudoillon) in data:

Fortemente sociale è invece la poesia di Mimi Zhu. Un’attivista che considera la scrittura un’azione radicale, una sorta di ancora di salvezza, che aiuta a preservare la sanità mentale, a guarire ferite dell’anima e a creare un senso di unione e comunità senza confini. Uno dei suoi componimenti, un manifesto intenso sulla necessità di creare un mondo più equo dopo l’emergenza Covid-19, è diventato piuttosto noto, dopo essere stato condiviso nientepopodimeno che dall’eterna principessa del pop Britney Spears. Strane magie dell’Internet.

 
 
 
 
 
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Communion goes beyond walls

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1920 1080 Francesca Parravicini
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