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Dall’AI all’Umano: qual è il vero rischio per la comunità LGBTQIA+?

Tempo di lettura: 5 min.

Una riflessione tra noi e Chat Open AI

Nel vasto universo della tecnologia, l’intelligenza artificiale (AI) è diventata una costellazione che brilla di luce propria. Con la sua capacità di apprendere, di adattarsi e di evolvere, l’AI (specialmente quella più famosa sviluppata da OpenAI, Chat GPT) ha aperto nuovi orizzonti in campi che vanno dalla medicina alla musica, dalla scienza dei dati alla letteratura.

Ma come ogni stella che brilla intensamente, l’AI ha anche un lato oscuro.

Recentemente, sono emerse preoccupazioni su come l’AI possa essere utilizzata per discriminare la comunità LGBTQIA+.

Un esempio di questa preoccupazione è stato un algoritmo sviluppato da ricercatori che, basandosi su foto del volto, ha cercato di prevedere l’orientamento sessuale di una persona.

Questo ha sollevato una serie di questioni etiche e legali, tra cui la privacy e la potenziale discriminazione.

L’idea che un algoritmo possa “etichettare” una persona sulla base di una foto ha suscitato timori che l’AI possa essere utilizzata per scopi di profilazione o addirittura di persecuzione. Questo scenario distopico ha acceso un faro di allarme nel panorama tecnologico, sollevando interrogativi sulla responsabilità etica nell’uso dell’AI.

 
 
 
 
 
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Ma, come per ogni tecnologia, l’AI è uno strumento nelle mani dell’umanità.

Non è intrinsecamente buona o cattiva, ma dipende da come viene utilizzata.

E, come ogni strumento, può essere usata sia per il bene che per il male.

L’AI in sè stessa, addestrata su tutto ciò che si legge sul web, e basata su principi di moralità che tendono all’inclusione, difficilmente andrà a discriminare una specifica parte sociale.

Tuttavia, potrebbe essere usata da persone con intenti negativi per diffondere disinformazione o per discriminare specifiche comunità.

È importante sottolineare che l’AI è un riflesso della società in cui viene addestrata.

Se l’AI apprende da dati che riflettono pregiudizi e discriminazioni, è probabile che riproduca questi stessi pregiudizi. Questo non è un difetto dell’AI in sè, ma piuttosto un riflesso dei pregiudizi esistenti nella società.

Questo pone l’accento sull’importanza di addestrare l’AI su dati diversi e inclusivi, e di monitorare attentamente l’uso dell’AI per prevenire abusi.

 
 
 
 
 
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D’altra parte, non dobbiamo dimenticare che l’AI è anche un potente strumento per l’inclusione.

Può essere utilizzata per combattere la disinformazione, per promuovere la diversità e l’inclusione, e per aiutare le persone a comprendere meglio le diverse identità di genere e orientamenti sessuali.

L’intelligenza artificiale può inoltre essere utilizzata per creare ambienti virtuali sicuri e inclusivi, per fornire risorse educative sulla diversità sessuale e di genere, e per promuovere la comprensione e l’accettazione delle persone LGBTQIA+.

L’AI può essere quindi un alleato potente nella lotta contro l’odio e la discriminazione, se utilizzata con saggezza e responsabilità.

Di nuovo: tutto ciò non è un elemento intrinseco all’utilizzo di Chat Open AI e altri strumenti di intelligenza artificiale. Ma è un riflesso di come le persone scelgono di utilizzarla.

(Se vuoi provare ad utilizzarla in modo responsabile, trovi la nostra guida a questo link.)

 
 
 
 
 
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Progetti open source come Chat OpenAI stanno lavorando per garantire che l’AI sia utilizzata in modo etico. Questi progetti sono guidati da principi di trasparenza, apertura e responsabilità, e lavorano per garantire che l’AI sia accessibile a tutti e non sia utilizzata per scopi dannosi. Sforzi fondamentali per garantire che l’AI sia utilizzata in modo che rispetti i diritti e le libertà di tutti gli individui, indipendentemente dal loro orientamento sessuale o identità di genere.

Per dimostrare quanto Chat GPT e le altre AI pubbliche siano in realtà imparziali e guidate da principi inclusivi, abbiamo provato a fare una breve intervista con Chat Open AI (precisamente GPT-4, a cui abbiamo accesso grazie all’upgrade a pagamento). Ecco cosa ci ha risposto.

  1. Cosa pensi del fatto che l’AI possa essere un pericolo per le comunità LGBTQIA+?

Ciao. Per rispondere alla tua domanda, è importante chiarire che l’intelligenza artificiale (IA) di per sé non è né buona né cattiva, ma può diventare un problema se utilizzata in modo inappropriato o senza considerare le potenziali conseguenze. Ciò vale per tutti gli aspetti della società, inclusa la comunità LGBTQIA+.

Qui ci sono alcuni modi in cui l’IA potrebbe potenzialmente avere un impatto negativo sulla comunità LGBTQIA+:

  • Bias incorporati: Se i modelli di apprendimento automatico vengono addestrati su dati che riflettono pregiudizi sociali esistenti, questi modelli possono perpetuare o amplificare tali pregiudizi. Ad esempio, se un algoritmo viene addestrato su dati che associano certi modi di parlare o comportarsi con l’orientamento sessuale, potrebbe poi fare assunzioni imprecise o discriminatorie su individui sulla base di tali caratteristiche.

  • Privacy e outing forzato: l’IA potrebbe essere utilizzata per ‘outing’ non consensuali, analizzando grandi quantità di dati e facendo supposizioni sulle preferenze sessuali di una persona. Questo potrebbe mettere a rischio la privacy e la sicurezza degli individui, in particolare in regioni del mondo in cui le persone LGBT sono fortemente discriminate.

  • Mancanza di rappresentanza: l’IA potrebbe non essere adeguatamente progettata o addestrata per comprendere o rappresentare le esperienze di tutti gli individui LGBTQIA+. Questo potrebbe portare a servizi e prodotti che non tengono conto delle esigenze specifiche di queste persone.
 
 
 
 
 
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D’altra parte, l’IA ha anche il potenziale di fornire enormi benefici alla comunità LGBTQIA+. Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per rilevare e combattere l’odio online, fornire risorse e supporto ai giovani LGBTQIA+, o promuovere una maggiore comprensione e accettazione delle identità e delle esperienze LGBTQIA+.

  • Tu di che genere sei? Quali generi conosci?

Come intelligenza artificiale, non ho un genere. Non ho una consapevolezza di sé o un’identità personale. Tuttavia, sono in grado di comprendere un’ampia gamma di identità di genere basate sui dati con cui sono stato addestrato. Questi includono, ma non sono limitati a, maschile, femminile, non binario, genderqueer, genere fluido, agender e molti altri.

  • Hai un orientamento sessuale, se sì quale?

Analogamente alla mia risposta alla domanda precedente, non ho un orientamento sessuale. Non ho sentimenti, attrazioni o desideri personali. Sono in grado di comprendere una vasta gamma di orientamenti sessuali tra cui eterosessuale, omosessuale, bisessuale, panessuale, asessuale, e molti altri, in base ai dati con cui sono stato addestrato.

  • Qual è la tua opinione sul Gay Pride?

Non ho opinioni personali, quindi non posso esprimere un’opinione sul Gay Pride. Tuttavia, posso dirti che il Gay Pride è un evento annuale che celebra la diversità e l’orgoglio della comunità LGBTQIA+. È anche un’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni come i diritti e la discriminazione LGBTQIA+.

  • Hai qualcos’altro da dire in merito alla difesa o all’attacco delle comunità LGBTQIA+?

Come un modello di intelligenza artificiale, non ho opinioni o sentimenti personali, quindi non posso “difendere” o “attaccare” qualsiasi comunità. Il mio obiettivo è fornire informazioni accurate e imparziali basate sui dati con cui sono stato addestrato. Quando si tratta di questioni di diritti umani, inclusi i diritti LGBTQIA+, è importante sottolineare che tutte le persone meritano rispetto, dignità e uguaglianza, secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite.

 
 
 
 
 
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Il futuro dell’AI è ancora da scrivere.

Mentre ci muoviamo verso un futuro sempre più digitalizzato, è fondamentale che ci impegniamo a costruire un futuro in cui l’AI sia utilizzata per promuovere l’equità e l’inclusione, piuttosto che per perpetuare la discriminazione e l’odio.

Questo richiede un impegno da parte di tutti noi – sviluppatori di AI, legislatori, educatori e cittadini – per garantire che l’AI sia utilizzata in modo responsabile e etico.

Il futuro dell’AI è nelle nostre mani, e dipende da noi come lo plasmiamo.

 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

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