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venerdì, 06 Dicembre 2024
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venerdì, 06 Dicembre 2024

Cosa significa essere un’artista (donna) oggi

Tempo di lettura: 6 min.

Intervista a @anchetulil

Sguardo dolce, fare determinato, Livia è un’illustratrice, esplosa su Instagram, con tante cose da dire. L’abbiamo incontrata e deciso di far uscire la sua intervista il giorno in cui si celebrano le donne. Non a caso è una convinta sostenitrice del genere femminile e delle sfaccettature che lo contraddistinguono.

Le tue illustrazioni regalano un immaginario romantico, è importante che un’artista donna continui a comunicare la propria sensibilità pur dovendo combattere contro i pregiudizi?

Importantissimo. Nel mio percorso mi impegno perché il lato emotivo di ognuno si mostri senza paura e trovi la giusta forma per essere espresso e comunicato. La sensibilità va allenata e non reclusa, non è un fattore di vulnerabilità, ma un strumento per conoscersi e per entrare in empatia con chi ci circonda. In quanto tale, sarebbe un peccato nasconderlo per paura di pregiudizi altrui, le emozioni sono di tutti e non bisogna vergognarsene. Allenarsi alla sensibilità è percorso lungo e complicato, chi non l’ha ancora iniziato può essere più incline a giudicare e a reggere il peso dei pregiudizi. Chi, invece, ha già mosso i primi passi si accorge di quanto siano vuote e trasparenti le offese altrui ed è capace di ridimensionarne il valore.

 
 
 
 
 
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“La trappola e il tradimento” è un’illustrazione che parla di Lil bambina, le prime prese di coscienza sul corso naturale delle cose. Esporla durante la mia personale è stato un salto nel vuoto, uno spazio dedicato ad un ricordo d’infanzia che pensavo non avrebbe riscosso troppo successo. Invece in molti ne sono stati attratti, incuriositi da questo gioco di teste e corpi che si mescolano senza un regolamento preciso. Tanti mi hanno chiesto il perché. Chiedere “perché ?” è credere di non aver capito, immaginare che dietro quelle linee ci sia una storia ben precisa che non siamo stati capaci di cogliere. Invece non c’è alcun perché, non c’è la verità massima che possa definire una volta per tutte il motivo di quei gatti umani che si squadrano dall’alto in basso. Ci siamo solo noi che osserviamo, che scegliamo da che punto guardare le cose, quello che vogliamo ci raccontino. Il “Perché” lo decidiamo noi; quello che si nasconde più in fondo è, piuttosto, il “Come”. ✍ #anchetulil #lil #liviachiffi #adocchichiusi #trappola #tradimento #illustrazione #personale #mostra #procreate #illustratrice

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Hai un’artista di riferimento? Una figura cui ti ispiri e che possa incarnare un simbolo di rottura?

Tendo sempre a lasciarmi ispirare più dalle situazioni che dalle persone quindi difficilmente posso individuare una figura di riferimento in questo senso.Sono convinta che un percorso artistico sia l’espressione di una ricerca talmente intima da risultare in gran parte inconscia. Si conservano e si rielaborano immagini che hanno formato, negli anni, la nostra persona. In questo senso l’ispirazione derivante da altre figure è a mio parere un fattore inconscio e difficilmente analizzabile in prima persona. Sicuramente stimo molte artiste che poco hanno a che fare con il mio lavoro, ma che ritengo abbiano aperto nuove strade e nuovi spazi di osservazione, prima fra tutte sicuramente Marina Abramović.

Credi, con la tua arte, di contribuire attivamente per battere i dogmi?

Lo spero e mi auguro di trasmettere la forza e il coraggio di analizzarsi e scoprirsi, di non avere paura della propria sensibilità e delle proprie emozioni.

 
 
 
 
 
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Ieri ho scartato le stampe della mia personale. Sono rimaste in Puglia più tempo di me che intanto, a casa, mi incastravo tra un esame universitario e un tentativo di riordino mentale. Mi ero promessa che ne avrei sistemata una in camera, sulla parete accanto al letto. Ho scelto “Pensieri” perché non esisterà mai un momento della mia vita in cui questa illustrazione smetterà di rappresentarmi. Livia e i nodi in gola, Lil e i nodi ai capelli. Ora la testa si fa sempre più pesante, ma alla fine sono solo capelli, sono solo realtà, sono solo consapevolezze. Questa sono io, Lil o Livia, Lil e Livia, come preferite. Sono io a testa in giù che so dove voglio andare, cosa voglio raccontare, quando riprendere aria e tornare a camminare. Vi saluto da una strana prospettiva e vi invito a ribaltare le situazioni in cui non siete più sereni, a scegliere da che punto guardare la realtà. Se non funziona più, si può sempre sistemare.

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Raccontaci un episodio eclatante di discriminazione di genere di cui sei stata protagonista.

Una donna giovane che lavora da libera professionista e si fa strada in diversi ambiti è spesso esposta a situazioni di discriminazione. Ne parlo in prima persona, escludendo l’aggettivo “eclatante” dal mio racconto perché, perfortuna, nessuna esperienza personale e non mi da modo di utilizzarlo. Mi è spesso capitato, però, di ricevere commenti e messaggi da uomini con cui mi sono trovata in contatto per lavoro che poco hanno a che fare con la mia occupazione da illustratrice. Benchè esistano esperienze nettamente peggiori ho sempre trovato estremamente fastidioso il dover porre attenzione anche a questo aspetto nelle relazioni lavorative. Sono donna e sono una libera professionista, una rapporto di lavoro non dovrebbe comprendere il rispondere ad avances di nessun tipo.

 
 
 
 
 
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Gli ultimi mesi della mia vita sono stati movimentati, un periodo in cui nemmeno io avrei voluto farmi compagnia. La possibilità di organizzare la mia prima mostra personale proprio in questo momento mi ha costretta a discutere con Lil, faccia a faccia. Quando ho iniziato a definire i dettagli della mostra mi sono chiesta cosa volessi raccontare. Ogni risposta mi giungeva ovattata e precipitava poco dopo nel baratro delle “cose da scartare”, luogo deputato a raccoglitore di idee nate dalla necessità. Le idee nate dalla necessità non sono idee di serie B, sono importanti tanto quanto quelle cresciute senza pretese. La differenza sta nel momento in cui scegli di dargli una possibilità. Le idee nate dalla necessità solitamente acquistano senso con il passare del tempo ed io di tempo perché maturassero non ne avevo. Non lo avevo per scelta, o meglio, non lo avevo perché sentivo bussare in lontananza l’idea spontanea. L’idea spontanea che nasce e si nasconde tra i nodi dei miei capelli e diventa lentamente chiara e lampante. Ad occhi chiusi. Questa è l’idea spontanea per la mia mostra, quell’immagine tanto ovvia da farmi sentire quasi in imbarazzo per non averla colta già da tempo. Cosa avrei dovuto raccontare se non me stessa? Cos’altro sarebbe stato tanto personale e sincero se non la descrizione muta del mio processo creativo? Ad occhi chiusi è il modo attraverso cui la mia mente raccoglie le idee e le collega silenziosamente alla punta della mia matita. Lil nasce ad occhi chiusi, da uno sguardo al contrario che svuota il pensiero e lo rende visibile agli occhi aperti. Ci vediamo domani, ore 19:00, a Convitto Palmieri di Lecce per l’inaugurazione della mostra. ♥️

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Come hai trovato la forza di emergere in un mondo dove gli illustratori hanno come palcoscenico Instagram?

La mia è stata un’iniziativa abbastanza incosciente in un periodo in cui pochi illustratori utilizzavano i social per mostrare i propri lavori. Mossa dalla necessità di raccontarmi ho scelto lo spazio che me ne offriva immediata possibilità senza, oltretutto, metterci la faccia. Inizialmente avevo deciso di non mostrarmi, poi, con il tempo, il contrario è diventato inevitabile. Instagram ha il grande potere di arrivare a chiunque in uno spazio pubblico che il più delle volte consultiamo in maniera privata. Spesso si affrontano tematiche standard, come se per presentarsi sui social media ci fosse un copione a cui attenersi. La verità è che possiamo raccontare di tutto e io ho scelto di parlare di me nel modo più vero possibile, come fosse un diario, estromettendo però quei contenuti di gossip e di narrazione che siamo soliti a consultare su instagram. Io racconto di me, ma lo faccio solo tramite le emozioni. Nel tempo si è creata sul mio profilo una vera e propria raccolta, la presentazione della mia storia personale mediata dalla mia sensibilità e questo mi spinge ogni giorno a continuare nella presentazione del mio progetto artistico sui social. Mi piacerebbe essere d’esempio per chi non ha ancora il coraggio di guardarsi dentro.

 
 
 
 
 
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Zerogravita Zerogravita racconta di spazi magici e senza confini in cui essere finalmente liberi di danzare leggeri e spensierati. Astronaute con gonne di tulle svolazzante ed esplosioni di stelle colorate dipingono una distesa di pianeti fluttuanti e insoliti. Zerogravita è libertà, sicurezza e determinazione; la voglia di inseguire costellazioni luminose senza chiedersi dove porteranno. Uno spazio vuoto, ma allo stesso tempo pieno di esperienze e ricordi che ognuno di noi porta dentro di sè custoditi in un bagaglio pesante , ma consapevole di ritrovata leggerezza. È così che in questo vortice di emozioni e luccichii si vive nuovamente, ad occhi chiusi, senza alcuna forza di gravità che ci trascini al suolo. La Capsule Collection Zerogravita nasce dalla collaborazione tra @cosamimetto_roma e Lil. Francesca che prodotto i capi che vi mostrerò in questi giorni e io ho dato il mio tocco Spaziale al tutto Questa qui in foto è solo una parte della Capsule Collection! ✨SCOPRI TUTTA LA COLLEZIONE su: https://zerogravita.bigcartel.com ✨ (Link diretto nelle storie) Le foto stupende sono di @marcobarbarofotografo che è stato super dolce con noi e ringraziamo di cuore ♥️ ✍ Che ne pensate? ♥️ #zerogravita #cosamimetto #anchetulil #liviachiffi #capsulecollection

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1920 1080 Fabiola Graziosi
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