Intervista a @anchetulil
Sguardo dolce, fare determinato, Livia è un’illustratrice, esplosa su Instagram, con tante cose da dire. L’abbiamo incontrata e deciso di far uscire la sua intervista il giorno in cui si celebrano le donne. Non a caso è una convinta sostenitrice del genere femminile e delle sfaccettature che lo contraddistinguono.
Le tue illustrazioni regalano un immaginario romantico, è importante che un’artista donna continui a comunicare la propria sensibilità pur dovendo combattere contro i pregiudizi?
Importantissimo. Nel mio percorso mi impegno perché il lato emotivo di ognuno si mostri senza paura e trovi la giusta forma per essere espresso e comunicato. La sensibilità va allenata e non reclusa, non è un fattore di vulnerabilità, ma un strumento per conoscersi e per entrare in empatia con chi ci circonda. In quanto tale, sarebbe un peccato nasconderlo per paura di pregiudizi altrui, le emozioni sono di tutti e non bisogna vergognarsene. Allenarsi alla sensibilità è percorso lungo e complicato, chi non l’ha ancora iniziato può essere più incline a giudicare e a reggere il peso dei pregiudizi. Chi, invece, ha già mosso i primi passi si accorge di quanto siano vuote e trasparenti le offese altrui ed è capace di ridimensionarne il valore.
Hai un’artista di riferimento? Una figura cui ti ispiri e che possa incarnare un simbolo di rottura?
Tendo sempre a lasciarmi ispirare più dalle situazioni che dalle persone quindi difficilmente posso individuare una figura di riferimento in questo senso.Sono convinta che un percorso artistico sia l’espressione di una ricerca talmente intima da risultare in gran parte inconscia. Si conservano e si rielaborano immagini che hanno formato, negli anni, la nostra persona. In questo senso l’ispirazione derivante da altre figure è a mio parere un fattore inconscio e difficilmente analizzabile in prima persona. Sicuramente stimo molte artiste che poco hanno a che fare con il mio lavoro, ma che ritengo abbiano aperto nuove strade e nuovi spazi di osservazione, prima fra tutte sicuramente Marina Abramović.
Credi, con la tua arte, di contribuire attivamente per battere i dogmi?
Lo spero e mi auguro di trasmettere la forza e il coraggio di analizzarsi e scoprirsi, di non avere paura della propria sensibilità e delle proprie emozioni.
Raccontaci un episodio eclatante di discriminazione di genere di cui sei stata protagonista.
Una donna giovane che lavora da libera professionista e si fa strada in diversi ambiti è spesso esposta a situazioni di discriminazione. Ne parlo in prima persona, escludendo l’aggettivo “eclatante” dal mio racconto perché, perfortuna, nessuna esperienza personale e non mi da modo di utilizzarlo. Mi è spesso capitato, però, di ricevere commenti e messaggi da uomini con cui mi sono trovata in contatto per lavoro che poco hanno a che fare con la mia occupazione da illustratrice. Benchè esistano esperienze nettamente peggiori ho sempre trovato estremamente fastidioso il dover porre attenzione anche a questo aspetto nelle relazioni lavorative. Sono donna e sono una libera professionista, una rapporto di lavoro non dovrebbe comprendere il rispondere ad avances di nessun tipo.
Come hai trovato la forza di emergere in un mondo dove gli illustratori hanno come palcoscenico Instagram?
La mia è stata un’iniziativa abbastanza incosciente in un periodo in cui pochi illustratori utilizzavano i social per mostrare i propri lavori. Mossa dalla necessità di raccontarmi ho scelto lo spazio che me ne offriva immediata possibilità senza, oltretutto, metterci la faccia. Inizialmente avevo deciso di non mostrarmi, poi, con il tempo, il contrario è diventato inevitabile. Instagram ha il grande potere di arrivare a chiunque in uno spazio pubblico che il più delle volte consultiamo in maniera privata. Spesso si affrontano tematiche standard, come se per presentarsi sui social media ci fosse un copione a cui attenersi. La verità è che possiamo raccontare di tutto e io ho scelto di parlare di me nel modo più vero possibile, come fosse un diario, estromettendo però quei contenuti di gossip e di narrazione che siamo soliti a consultare su instagram. Io racconto di me, ma lo faccio solo tramite le emozioni. Nel tempo si è creata sul mio profilo una vera e propria raccolta, la presentazione della mia storia personale mediata dalla mia sensibilità e questo mi spinge ogni giorno a continuare nella presentazione del mio progetto artistico sui social. Mi piacerebbe essere d’esempio per chi non ha ancora il coraggio di guardarsi dentro.