L’emergenza Covid ha rivoluzionato le vite di tutti, nel bene e nel male
Il 9 gennaio 2020, l’OMS confermava l’isolamento di un nuovo virus, proveniente dalla Cina: Covid-2019. Cinque lettere e quattro cifre che hanno stravolto il mondo, cristallizzato il tempo e cambiato persino la grammatica, nei tempi verbali: hai traslocato pre-pandemia, hai cambiato lavoro post-pandemia. Un anno spartiacque, un nuovo 11 Settembre: ad interrompersi non è stata solo la Melevisione questa volta; tutto il globo non sa come è andata a finire la puntata della Storia senza lockdown.
1461 giorni sono passati da quell’evento: quali abitudini sono cambiate? Quale strascichi ha lasciato il lockdown?
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Prima di tutto abbiamo scoperto che si può lavorare da casa, e quanto molte imprese fossero impreparate alla dematerializzazione digitale: certi amori sono difficili da lasciare andare, quello per la carta ancora di più. In questo senso, la pandemia ha fatto bene ad alcune realtà lavorative impolverate che, se non fossero state messe alle strette, non avrebbero mai fatto il salto nell’era del drive condiviso. Meno bene che tra le costrette figuri anche il settore pubblico.
Lo smartworking, soprattutto per coloro che sono stati costretti a mantenerlo post pandemia, si è dimostrato un frutto avvelenato. Socialità con i colleghi azzerata, maggiori fonti di distrazione e quindi meno produttività, addio alle attività post lavoro e all’immunità, sacra, del soggiorno alle telefonate del proprio capo. Non è oro tutto ciò che luccica.
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Tendenzialmente siamo diventati tutti un po’ più comodi e pigri. Il fenomeno delivery è esploso negli anni della pandemia: se Glovo ha consegnato 24 milioni di ordini in Italia nel solo 2023, vuol dire che siamo di fronte a un radicale cambio di abitudini di acquisto. Meno si esce di casa, meglio è, e non solo per ordinare una margherita: farmaci, abbigliamento e prodotti per la casa si materializzano sullo zerbino, pronti a ripartire, senza costi aggiuntivi, qualora non soddisfino le nostre aspettative digitali. Campionato a parte per Amazon e Temu, che hanno registrato aumenti di fatturato da capogiro: quando serve, gli indici ESG (rating di sostenibilità ambientale e sociale di un’azienda, ndr) possono essere messi da parte. Secondo Gratteri e Nicaso, uno procuratore e l’altro storico delle organizzazioni criminali, persino nello spaccio si assiste al fenomeno dell’”uberizzazione”: siamo diventati pantofolai pure per lo sballo.
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Anche il cinema del venerdì sera è diventato un impiccio. Perchè uscire, prendere l’auto e fare la coda per un film che forse non è neanche un granchè, quando esiste Netflix? Nel 2019, l’azienda californiana chiudeva l’anno con 67 milioni di abbonati; a distanza di 4 anni è arrivata a 247,2 milioni. Se sommiamo i numeri di Disney+, Apple TV, Amazon Prime Video, si è di fronte a una vera e propria bulimia di film e serie tv.
Se la convivialità si è ridimensionata in questi anni, non si può dire lo stesso della socialità: non è diminuita, bensì trasformata. Mediate da schermi e app, le relazioni e le amicizie iniziano, si sviluppano e muoiono con un tap sul telefono: più facile, meno rischioso certamente, leggermente insipido però. Dopo la gioia del primo tana libera tutti della primavera 2020, in cui si dovevano recuperare aperitivi e pranzi pregressi, con gli anni si è sviluppata una certa nostalgia dell’eremitaggio pandemico: non siamo diventati più spirituali, solo più insopportabili gli uni agli altri.
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Ma qualcosa di positivo c’è stato?! Forse. Quando il mondo si è bloccato, il Pianeta ha continuato tranquillamente la sua vita, immutati i suoi ritmi: anzi, è stato anche meglio. Ne è emersa un’attenzione diffusa e maggiore alle tematiche ambientali, ancora ignorata da molte agende politiche. Postilla per i governi del mondo: i summit mondiali sul clima non bastano.
Un’altra scoperta ha riguardato la salute mentale: esiste ed è importante; fatto nuovo per l’Italia. Sui luoghi di lavoro, in famiglia, nelle relazioni, si pone maggiore attenzione sul proprio benessere psicologico; si ha meno paura di rivolgersi a unə psicologə, ma soprattutto si ha leggermente meno paura di dirlo. Se i bonus sono la cartina di tornasole delle priorità del Paese, sapere che l’Italia ne ha istituito uno ad hoc è un timido segnale positivo. Ovviamente anche per questo servizio si è creata la versione online: bene essere aiutati, ma ognuno a casa propria.
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Più soli, incapaci di socializzare dal vivo, se non con il rider di turno che lascia la spesa sull’uscio di casa. Vediamo il mondo da uno schermo, non più dall’oblò di Gianni Togni, eppure ci annoiamo lo stesso: sempre più topi di città, chiusi nei monolocali, che sognano un pianeta più pulito, che però non hanno voglia di conoscere veramente. E se la pandemia avesse solo accelerato questa trasformazione, che inevitabilmente si sarebbe compiuta in più tempo? A pensarci bene, i sintomi c’erano già prima del 2020. Una sliding door su cui si potrebbe ragionare; magari si potrebbe girare un film, da vedere rigorosamente sul divano di casa.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios