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Coppie omogenitoriali ed il sogno di non doverle più raccontare tramite un’intervista

Tempo di lettura: 3 min.

Chi avrebbe interesse, infatti, nell’ascoltare una normalissima storia?

Mila e Claudia sono una coppia omogenitoriale italiana e trapiantata in Spagna, precisamente a Barcellona. Negli ultimi mesi si è sentito molto parlare della possibilità per le coppie gay di avere e/o adottare figli e tra un diritto negato e l’altro, l’Italia si conferma un paese retrogrado in tal senso, tale da spingere chi vuol vivere esercitando i propri diritti normalmente ad abbandonarlo. 

Ho fatto due chiacchiere con le giovani mamme naturalizzate spagnole. Ecco cosa mi hanno raccontato.

Ciao ragazze, che cosa vuol dire essere una coppia omogenitoriale ad oggi in Italia? 

Ciao Fabiola, purtroppo al momento vuol dire essere famiglie sotto i riflettori, ma invisibile agli occhi della legge. Non abbiamo una normativa che ci tuteli e questo rende tutto molto complesso. Non esistiamo sulla carta, ma siamo sempre sulla bocca di tutt*.

Proprio per questo avete abbandonato l’Italia…

Ci siamo trasferite in Spagna ormai 5 anni fa con l’idea di avere una famiglia e di crescere insieme ai nostri bambini in un ambiente sano e accogliente. Abbiamo imparato tanto anche noi, non è facile dimenticare i vecchi retaggi e trasmettere i giusti messaggi ai propri figli.

Però siete italiane, pensate di volerci tornare se il clima e la legislazione decidessero di diventare maggiormente inclusive?

Abbiamo due risposte diverse a questa domanda, ma concordiamo di non voler tornare senza uno statuto che tuteli la nostra posizione. In ogni caso, a Claudia la famiglia e la terra d’origine mancano molto, le piacerebbe la possibilità di rientro in futuro. Per me invece è diverso, mi sono trasferita in Spagna a 16 anni e la considero la mia casa.

Perché secondo voi l’Italia non riesce a fare passi in avanti rispetto alla tematica omogenitoriale? 

Non abbiamo le giuste competenze per rispondere a questa domanda. È evidente l’attaccamento alla maternità in senso biologico, quella per cui si è genitori/figli/parenti solo attraverso un legame di sangue. Quello che notiamo qui è forse un minore individualismo. Le persone partecipano attivamente e credendo davvero alle lotte collettive considerando la tutela dei diritti un dovere.

Bene, raccontatemi dei vostri bambini, quando avete deciso di averne?

Anche qui abbiamo risposte diverse. Io ti direi da sempre, Claudia, probabilmente solo quando si è trovata a vivere realmente la situazione.

In Spagna non ci sono problematiche per una coppia gay. Riuscite ad essere maggiormente integrate o comunque c’è la tendenza a creare una micro comunità a se stante? 

Non è corretto dire che non ci sono problematiche in assoluto, anche qui ci sono casi frequenti di aggressione a coppie non eterosessuali e ostacoli per alcune coppie omogenitoriali (la maternità surrogata è vietata anche in Spagna ad esempio). Sicuramente la Spagna ha fatto più strada, ma molta altra ne va ancora percorsa. Per quanto riguarda la tua domanda, noi frequentiamo la comunità dei nostri amici e amiche, abbiamo partecipato a qualche incontro del corrispettivo di Famiglie Arcobaleno in Spagna (ed è stato sempre molto bello e formativo), ma nel quotidiano frequentiamo le persone che ci siamo scelte a prescindere dal tipo di orientamento sessuale. 

Come avete spiegato ai vostri bambini che avevano due mamme? Sempre che ci sia stata la necessità di spiegarglielo.

Al momento non è stato necessario spiegare nulla. Per loro è normale avere due mamme, altri bimb* che frequentano hanno invece una mamma, una mamma e un papà, due nonni, delle persone accanto che considerano famiglia. Sicuramente con la nostra figlia più grande stiamo iniziando ad inserire dei libri di letteratura inclusiva tra le sue attività ricreative, che, in alcuni casi mostra il processo di maternità per due mamme che hanno scelto il nostro stesso tipo di percorso. 

Cosa rispondete a quelli che sostengono che i figli dei gay diventeranno gay?

Che quindi i figli di etero sono tutti etero? Perché in tal caso non ci tornerebbero i conti. 

Cosa rispondete a quelli che sostengono che la maternità surrogata, così come altre metodologie di concepimento siano una violenza per la donna che si presta alla cosa?

Ci dispiace un pò che venga generalizzato il tema. Abbiamo ovviamente una nostra opinione (in costante evoluzione) sul tema, ma, posto che siamo dell’idea che ognuno dovrebbe essere sempre libero di decidere del proprio corpo e della propria esistenza, ci spiace che venga costantemente messa al centro di un dibattito amplio sulle famiglie omogenitoriali la maternità surrogata. Tale pratica infatti, riguarda in Italia al 90% famiglie eterosessuali.

Se aveste la possibilità di mandare un messaggio alle istituzioni italiane, quale sarebbe?

Che esistiamo ed esisteremo sempre. Che fare un torto a noi e ai nostri figli non appannerà a lungo gli occhiali dei loro elettori che presto saranno scontenti. 

Il vostro desiderio maggiore?

Arrivare al punto di non dover fare un’intervista per parlare della nostra famiglia, perché saremo una famiglia normale e noiosa di cui nessuno ha interesse a conoscere.

Images Mila & Claudia

750 912 Fabiola Graziosi
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