Alla scoperta degli animali nelle chiese d’Europa
“Come un cane in chiesa”, sospira spesso Bart Simpson quando si sente afflitto da una sfortuna tanto pungente quanto ingiusta. Una espressione che deriva dall’antico divieto di accesso dei quadrupedi nei luoghi di culto, dai quali venivano (e spesso vengono tuttora) cacciati in malo modo.
Un trattamento ingiusto e iniquo che invece non viene riservato ad altri animali, come ci dimostrano alcune chiese che con gli animali hanno un rapporto antico e del tutto originale, tanto da ospitarne alcuni, vivi e vegeti, al proprio interno.
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A Santo Domingo de la Calzada (non lontano da Burgos, in Spagna) c’è forse uno dei pochi pollai allestiti in un edificio sacro. Sì, ci sono proprio dei polli, vivi, in una gabbia di legno costruita in una delle ali dell’edificio. I pennuti hanno guadagnato questa inusuale collocazione in virtù di una leggenda: il pollaio ricorda infatti un evento miracoloso che sarebbe accaduto in queste terre. Un miracolo che vide rivivere un gallo ed una gallina, già cucinati, come prova dell’innocenza di un giovane ingiustamente impiccato e sopravvissuto alla sua esecuzione. Da qui il detto “Santo Domingo de la Calzada, cantò la gallina dopo esser stata cucinata”.
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A Ravenna, invece, nella Basilica di San Francesco, c’è un ‘acquario sacro’ molto particolare. L’antica cripta, più bassa rispetto al pavimento della chiesa, ospita il sarcofago di marmo in cui riposa il vescovo Neone. Ma ospita anche una insolita colonia di pesci rossi, che sguazzano nella limpida acqua di falda che ha allagato quegli spazi, situati al di sotto del livello del mare. Le millenarie colonne che sostengono le volte della cripta sono quindi immerse in acqua ed i fortunati pesci rossi nuotano sopra mosaici del X secolo.
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A Curtatone (Mantova), all’interno del Santuario della Beata Vergine delle Grazie, si trova invece un coccodrillo. In questo caso l’animale è meno fortunato dei polli spagnoli, essendo morto e imbalsamato. Il rettile che pende dal soffitto di una cappella ha origini incerte e lacunose, con tante leggende che nei secoli si sono sovrapposte, tra barcaioli eroici e intercessioni divine per liberare la zona dal feroce predatore accasato nelle locali paludi. Una simile e ingombrante presenza viene vantata anche dal Santuario di S. Maria delle vergini a Macerata: in questo caso il coccodrillo sarebbe stato portato in dono, nel 1590, da un contadino che riuscì ad ucciderlo invocando con devozione l’aiuto della Madonna.
Sono invece vivi e arzilli i pipistrelli che dimorano nella Chiesa-grotta di San Giovanni d’Antro (Friuli), un sito dove convivono storia, arte, fede, mitologia. E pure i pipistrelli, che da tempi immemori vivono nell’antro che si apre nella parte calcarea. Le misteriose presenze di Celti e Templari non sono quindi le sole a volteggiare tra la loggetta longobarda e la chiesa rupestre tardogotica.
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Restando nell’ambito degli animali non troppo da compagnia, sbarchiamo in Grecia, sull’isola di Cefalonia. Dove viene venerata la Madonna dei Serpenti: nella chiesa del monastero di San Gerasimo, nel villaggio di Markopoulo, dal 6 al 15 agosto di ogni anno decine di serpenti si darebbero appuntamento intorno all’effige della Madonna, per motivi scientificamente ignoti. In questo caso la leggenda fa risalire la strana migrazione alle incursioni dei pirati del ‘700, che causarono l’incendio vecchio santuario, da cui restò però inspiegabilmente indenne l’icona d’argento della Madonna che ora attrae i rettili.
Image Adrian Negura on Unsplash