Attenzione e applicazioni possono essere fattori utili per ridurre l’impatto ambientale della nostra alimentazione ed anche per risparmiare sui pasti. Anche se potreste ritrovarvi a girare per Parigi con una busta di carne macinata e salsicce di fegato…
C’era un tempo, ormai remoto, in cui nonne e anziani parenti ripetevano a sfinimento che non bisognava sprecare il cibo, forse memori delle ristrettezze patite durante la guerra. I conflitti non sono finiti ma ora sono i loro effetti diretti e indiretti sulla nostra economia a pesare. Soprattutto sui beni di prima necessità che, complice una certa disinvoltura negli aumenti da parte delle aziende che li producono, tendono a costare sempre di più. Primario tra i beni primari, il cibo ha risentito molto dei rincari, portandoci a guardare in cagnesco gli scontrini del supermercato quanto i menù dei ristoranti.
Uno degli approcci etico-economici al problema è quello della riduzione degli sprechi, che da un lato ci invita a non pagare per degli alimenti che passano dal carrello al frigorifero al secchio dell’umido senza transitare per la tavola. E dall’altro ci suggerisce di non fare troppo gli schizzinosi e di acquistare prodotti prossimi alla scadenza o rimasti invenduti per un difetto del packaging. Una scelta di consapevole sensibilità ambientale ma anche un modo di ridurre la spesa alimentare senza necessariamente diventare clienti abituali di fast food e take-away asiatici.
Quasi tutti i supermercati hanno fatto finta di adeguarsi alle normative europee e nazionali che suggeriscono misure di riduzione dello spreco di cibo e alimenti. Spesso si tratta di misure talmente svogliate e rimediate da tradire un disinteresse assoluto nell’obiettivo: alcuni mettono i prodotti prossimi alla scadenza in un grosso cesto di ferro, indicando lo sconto del cinquanta percento. Omettendo però di indicare il prezzo originario e rendendo così molto meno appetibile il tentativo di salvare quei prodotti dal sacco nero. Altre catene mettono a saldo il cibo da gastronomia in prossimità della chiusura ma spesso si dimenticano di comunicarlo ai clienti. Insomma, si potrebbe fare molto di più, anche se di fondo non bisogna dimenticare che il sistema economico attuale non si affida ad un quoziente etico per definire strategie e scelte di mercato. Quindi, se il cliente trova prodotti scontati e ancora utilizzabili compera quelli e non gli altri, che invece garantiscono un profitto maggiore al venditore. E questo spiega la scarsa convinzione con cui certe iniziative vengono portate avanti.
Altre iniziative contro lo spreco alimentare, molto più efficaci, sono facilitate dalla tecnologica. Come l’applicazione Too Good To Go, che permette di geolocalizzare, anche all’estero, tutte le promozioni salva cibo che si trovano ad una determinata distanza da noi. Un sistema interessante per un pranzo veloce, una cena al risparmio o una colazione fuori orario, che alla riduzione della spesa alimentare unisce anche il fascino del rischio, visto che quasi sempre il contenuto delle surprise bag è …. a sorpresa. Un elemento che potrebbe anche ingolosire le persone che vantano un approccio più aperto e creativo all’alimentazione e non si scandalizzano se, aprendo il pacco, si trovano investiti da una ondata di aromi che spaziano dalla cipolla ai peperoni. Già, perché diversamente il rischio è che la surprise bag finisca direttamente nel secchio, non riuscendo ad incontrare il favore dei pur affamati commensali. L’effetto sorpresa è un fattore da tenere in debita considerazione anche quando siete in vacanze e scegliete Too Good To Go per procurarvi il necessario per un bel picnic serale, diciamo sulle rive della Senna, per imitare i tanti parigini che degustano formaggio, baguette e salse varie ammirando il tramonto dietro il Pont Neuf.
La sorpresa consiste nello scoprire che, nell’enfasi e nell’ottimismo di non sprecare cibo e di assicurarvi un gustoso aperitivo contando sull’invenduto di una nota catena di supermercati e dopo aver corso tra i turisti per non mancare l’orario di consegna, la vostra bag vi sveli un contenuto di: una confezione di petti di pollo, una di carne macinata, una di fettine di vitello, una busta di spinaci crudi e due salsicce di fegato (dal colore, lo sembravano). In quel momento, se accadrà anche a voi, vi farete molte domande su questa smania di non sprecare il cibo e sull’idea di usare un’applicazione del genere mentre siete in vacanza. Ma, nell’incrollabile certezza che il cibo non si butta, vi troverete a portare quella busta di alimenti da cuocere a spasso per ore nel centro città, fino a consegnarla, a tarda ora, al frigorifero di casa, sperando che germi e batteri non abbiano avuto fretta nel contaminare quel che cibo, per un punto di principio, mangerete fino all’ultimo boccone.
Fotografie: Marco Squadroni
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios