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giovedì, 12 Dicembre 2024
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Clima vs calendario: che ne sarà delle feste comandate?

Tempo di lettura: 3 min.

L’andamento delle temperature e lo scorrere dei giorni sul calendario hanno perso l’armonia di un tempo dando luogo ad un disallineamento che a volte lascia disorientati: non potendo spostare il clima, forse dovremmo rivedere il calendario delle feste più o meno comandate.

L’antico adagio popolare secondo cui non ci sono più le mezze stagioni sembra essere stato nei fatti aggiornato da una mezza stagionalità che investe molti mesi dell’anno, con pochi picchi di freddo invernale e vari mesi di caldo assurdo. Il resto è un’altalenante primavera con qualche bomba d’acqua tanto per movimentare la situazione. Un quadro climatico che mette in crisi i meteorologi (che si lanciano in previsioni ormai sballate anche se riferite alle 24 ore successive) e calendari, su cui è sempre più difficile abbinare giorni e feste comandate. Il clima e la natura tendono a confonderci, come se non fosse già abbastanza facile farlo da soli.

Il 14 febbraio ad esempio sarebbe San Valentino e la consuetudine richiede che di rose rosse e fiori similari risplenda l’economia, legalo o meno, che ruota intorno alle spontanee feste comandate come questa. Eppure, guardandosi intorno si può notare che il colore prevalente, almeno al centro sud del paese, è il giallo delle mimose che sono decisamente in anticipo sull’8 marzo e stanno iniziando a decorare colline e viali con la loro vaporosa fioritura. Un elemento ulteriore di disturbo per tutti quei partner a vario titolo che tendono a dimenticare anniversari e ricorrenze e che non vengono di certo aiutati a ricordarli dall’indebita presenza di mimose troppo vicine a San Valentino. 

 
 
 
 
 
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Poi, ovviamente, nei giorni che precedono l’8 marzo di questi fiori in giro non se ne troveranno e solo quelli decongelati, come i gamberoni tropicali del supermercato, saranno disponibili sul mercato. Con l’ovvia avvertenza di consegnare il giallo mazzetto in tempi rapidi, prima che lo scongelamento sia definitivo e il relativo appassimento rovini del tutto il gradito gesto.

E, a proposito di freddo e ghiaccio, nemmeno la tradizione della settimana bianca esce indenne dal cambiamento climatico in corso. I primi mesi dell’anno erano considerati, dai cultori della materia, giorni da dedicare ad intrepide sciate sulle immacolate nevi alpine. Forse è ancora così, ma è di questi giorni la rilevazione del Dolomiti secondo cui a Vipiteno, di notte, sono stati registrati 17 gradi, in Val Venosta si sono goduti la notte più calda – per il periodo – degli ultimi 100 anni mentre sul Monte Grappa la colonnina di mercurio ha segnato 13.3 gradi a 1540 metri di quota. Immaginatevi il disagio di trovarsi in quota con tuta imbottita, guanti e sciarpa di lana mentre il sole vi cuoce lentamente… 

 
 
 
 
 
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Un quadro che appare riportare nell’ambito della ragionevolezza i famosi alpinisti in infradito, che lungi dall’essere degli sconsiderati risultano ora dei veri precursori del giusto abbigliamento da montagna.

Anche le tradizioni legate al Natale rischiano di venire stravolte dall’evidente mutazione, sebbene non da tutti accettata pacificamente, delle temperature medie e dei fenomeni meteo. I Mercatini di Natale, con il loro carico di cioccolate calde, vino bollente, dolci ultra calorici e polente al capriolo, risulteranno a breve inevitabilmente fuori contesto, anche perché in molte città di valle, come Bolzano e Merano, il caldo si fa ovviamente sentire ancora di più che in quota. Sarà quindi necessario aggiornare i menù con cocomero, cocco e gelati, sostituendo il vin brulé con uno spritz molto freddo. Pure lo shopping natalizio dovrà essere rimodulato, perché regalare sciarpe e maglioni quando fuori ci sono più di 10 gradi renderebbe quei doni ancor ameno graditi di quanto già non lo fossero. 

Si potrebbe quindi pensare, complice l’imminenza delle elezioni europee, di proporre un punto da aggiungere dei programmi elettorali dei partiti più aperti all’innovazione: spostare tutte le feste per allinearle al nuovo clima. Il Natale lo trasliamo a metà gennaio, sperando che a quel punto un po’ di fresco ci sia. La Pasqua alla fine di maggio, così il Lunedì si potranno fare delle gite decenti, senza ombrello ma con il cesto da picnic. San Valentino e l’8 marzo lì fondiamo per incorporazione collocando la nuova festa al primo marzo, quando le mimose sono in fiore e non vanno importate da vattelapesca o riesumate dai congelatori. 

Che ne dite, si può fare? 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

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