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Chiara e Liliana, il futuro della memoria

Tempo di lettura: 4 min.

L’influencer più popolare del momento ha incontrato Liliana Segre, dopo l’invito a visitare il Memoriale della Shoah

A qualcuno sarà potuto sembrare l’inizio di una qualche barzelletta di pessimo gusto, ai molti, tra cui leoni da tastiera, sicuramente l’anteprima di una nuova collab molto instagrammabile, ma, ad alcuni altri, una notizia particolare da porre sotto alla lente di ingrandimento: ebbene sì, la senatrice a vita Liliana Segre, 92 anni quest’anno, sopravvissuta ai campi di concentramento di Auschwitz, ha incontrato l’imprenditrice e influencer da 27,3 milioni di follower Chiara Ferragni. Esatto, proprio lei: quella dei Ferragnez, quella degli accappatoi di lusso per i suoi bimbi piccoli, del top a foglia di fico, dell’occhio ammiccante sulle gomme da masticare e del supermercato affittato per i 29 del marito. Fermiamoci qui per adesso.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da la Repubblica (@larepubblica)

Riavvolgendo il filo, la Segre aveva espresso di recente la volontà di incontrare Chiara e il tutto sarebbe proprio avvenuto lo scorso 9 giugno, con la promessa di recarsi in forma privata a visitare il Memoriale per la Shoah a Milano.
Le parole già messe così insieme non hanno potuto che suscitare lo sdegno e la disapprovazione di molti, attenti scrutatori e garanti di un’etica universale, che si sono ritrovati a dover per forza porre sotto ai nostri occhi un’evidenza: com’è mai possibile che un evento così monumentale della nostra storia sia potuto diventare un’ennesima trovata social acchiappalike? Come si può pensare di avvicinare il nome di una influencer all’argomento Shoah, che titoli potrà mai avere questa? Che diritto ha di parlare ai nostri giovani? La consapevolezza dovrebbe nascere in noi e basta, figuriamoci affidarci nelle mani di personaggi come lei.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Chiara Ferragni ✨ (@chiaraferragni)

E ancora una volta invece, Liliana Segre ci ha preso. Ha osservato la realtà e ha espresso un’opinione. E noi, ancora una volta, possiamo aggiungere come la sua più grande paura scolpita al binario 21 di Milano Centrale, Indifferenza, sia ancora un macigno che pesa enormemente sulle nostre coscienze. “Mi piacerebbe molto incontrare Chiara Ferragni e invitarla a visitare con me il Memoriale della Shoah a Milano” erano state le parole di Liliana il mese scorso, in riferimento al Binario 21, situato sotto la stazione del capoluogo lombardo: il luogo racchiude infatti un preciso valore storico, poiché da qui partivano i treni carichi di deportati diretti ad Auschwitz-Birkenau. “Ho visto che si è impegnata con il marito su diversi temi di importanza sociale, è sicuramente una donna attenta anche ad argomenti diversi da quelli che riguardano il suo lavoro legato alla moda”. Perché forse sì, sarebbe da aggiungere alla lista precedente le innumerevoli raccolte fondi e opere di beneficenza che la popolarissima beauty influencer ha aggiunto al suo curriculum, tra scarpe all’ultimo grido e makeup luccicanti.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Daniele Cislaghi (@cisla_photo_travel)

Dalle parole ai fatti. Sul profilo Instagram della Segre siedono accanto e sorridono orgogliose due opposte generazioni, unite in un punto di crocevia; come spiega la senatrice infatti, “trascorrendo molto tempo con i miei nipoti ho capito che il mondo è cambiato. E siccome oltre che intelligente e con 27 milioni di follower, Chiara Ferragni si è già impegnata con il marito Fedez in iniziative civili e sociali, ho pensato fosse la persona giusta da coinvolgere”. Perché quindi? C’è davvero il rischio di trasformare la Shoah in un balletto TikTok di cinque secondi? Risparmiamoci pronostici da quattro soldi quando in ballo abbiamo il giudizio e il cuore di Liliana Segre. Di qualcuno quindi che, al di là dell’esperienza vissuta che tutti noi possiamo velocemente riassumere, si è trovato di fronte ad una molteplicità di scenari e dubbi esistenziali: cosa ne è stato dell’umanità? Che ruolo dovrei quindi assumere io, sopravvissuto? E che valenza può avere la memoria, a distanza di tanti anni? Come è bene farlo?

La verità è che siamo tutti chiamati a essere essere umani e questo travalica le epoche storiche e le differenze generazionali e societarie. La tolleranza, l’unione e il rispetto reciproco hanno tutti un minimo comun denominatore: il progresso umano.
Il problema è che non tutti siamo pronti a ricoprire questo ruolo, perché è più semplice rilassarsi comodamente sulla certezza che la storia è passata e ormai rinchiusa dentro i libri di scuola, i vecchi documentari o le parole trite di qualche sentimentalista. Tanto ce lo ricordiamo tutti bene, ragazzi inclusi.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Memoriale della Shoah Milano (@memorialedellashoah)

Ma se ci ritroviamo ad esprimere dei giudizi tanto stizzosi quanto velenosi per un atto di solidarietà del genere, accantonando l’obiettivo per cui esso è stato fatto, ciò vuol dire che di strada ce n’è ancora moltissima da fare. Ragion per cui Liliana non si tira indietro e cambia canale, perché sa che “dobbiamo accettare i tempi in cui viviamo. Oggi si legge meno e tutti hanno in mano un telefonino.” E se Chiara può aiutare ad aprire le orecchie e gli occhi dei più giovani, lasciamole lo spazio dovuto. Facciamo sì che davvero anche loro lo scolpiscano nei loro cuori. Perché ciò che conta non è chi parla, ma cosa ha da dirci, e questo Liliana lo aveva già intuito.

Non a caso, uno degli ultimi accorati appelli di Primo Levi recitava: “negare che comunicare si può è falso: si può sempre. Rifiutare di comunicare è colpa”.

 

Image Kaja Sariwating on Unsplash

2560 2560 Giulia Mossuto
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