Con l’acronimo GINK (“green inclinations, no kids”, tendenze green, senza figli) si indicano tutte le persone che scelgono di non avere figli perché reputano che questa sia la scelta più green da fare
Della serie “siamo in troppi perché continuare a riprodurci?”. Normalizzare una vita senza figli è sempre più diffuso tra Millennials e Gen Z.
Con dati alla mano è chiaro che le nuove generazioni siano sempre più consapevoli che la genitorialità non deve per forza essere una tappa obbligata della vita.
Nel 2023 in Italia sono nati solo 379 mila bambini. Se in molti casi il calo demografico dipende da fattori esterni che ostacolano la realizzazione di un desiderio, in molti altri si tratta invece di scelte attentamente ponderate.
L’Istat parla chiaro: in Italia il tasso di natalità nel 2023 era pari al 6,4 per mille, contro il 6,7 per mille nel 2022. E il dato diventa interessante soprattutto se paragonato al momento folle che le donne stanno vivendo. Schiacciate da una pressione sociale vergognosa e martellante.
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Ciò che è cambiato e sta continuando a evolvere non sono soltanto i numeri, ma anche il modo in cui Millennials e Gen Z affrontano il tema: rivendicando la scelta legittima e autonoma di non avere figli.
Eh sì, perché una donna senza figli non è meno donna ed essendo stata figlia ha tutto il diritto di esprimere il proprio parere. Al più classico dei classici:“Tu non sei madre non puoi capire”, le nuove generazioni rispondono: “Posso capire e posso anche decidere”. Altro particolare da non trascurare: i figli potrebbero non arrivare.
In questo contesto si inserisce l’international Childfree Day, la giornata internazionale dedicata a coloro che hanno scelto di non diventare genitori. Celebrata il primo agosto, questa ricorrenza è nata sul finire degli anni ‘70 negli Stati Uniti. Liberi dai figli, come suggerisce la parola free.
Era esattamente il 1973 quando le femministe hanno iniziato ad utilizzare il termine più ampiamente negli USA. A partire da quella che oggi è nota come National Alliance for Optional Parenthood, ma all’epoca si chiamava National Organization for Non-Parents (N.O.N.).
Questa decisione dev’essere considerata da tutti legittima, deve essere fonte di felicità e serenità per chi la compie e invece per anni e ancora oggi queste sono le domande che uomo e donna si sentono ripetere: “Quando fate un figlio?”, “È un’occasione persa: non ti realizzerai mai come persona!”, “Non proverai mai l’amore vero!” e ancora: “Quando vorrai figli, sarà ormai troppo tardi, pensaci bene!” Per poi arrivare a una delle migliori: “Saresti un ottimo genitore!”.
E sti cazzi ce lo mettiamo? Domande che appunto ogni essere umano uomo o donna che sia, si è sentito porre almeno una volta nel corso della propria esistenza e che hanno causato e continuano a causare forti giramenti di scatole.
La cosa più semplice del mondo sarebbero politiche che comunicassero a gran voce: “fate quello che vi pare, vivete seguendo i vostri sogni e le vostre esigenze”.
D’altronde se la mamma ci diceva di fare una cosa, l’istinto era di fare il contrario. No?! Non ci vogliono esperti per capire l’elementarità di certi messaggi. Semplicemente ci vorrebbero persone intelligenti. Ah già questo è impossibile. Ancora.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios