“Non voglio dire che bisogna sudare sette camicie, ma avere chiaro cosa si vuole raggiungere e lavorare per arrivarci. In poche parole: fare!”
Pensare ad un artista come a un lavoratore non fa parte della nostra mappatura culturale. Spesso siamo portati a pensare all’arte come un esercizio di stile, un passatempo per occupare le giornate, un divenire, un hobby. Il mondo, però, è cambiato (anzi forse non è mai stato così) e l’artista per vivere da artista necessiterebbe una catalogazione nella lista sociale delle professioni sdoganate come tali.
Abbiamo incontrato Carlotta Mastroianni, giovane art advisor e founder di ADA, che ha chiarito un po’ di punti a proposito del mondo dove ha scelto fermamente di lavorare.
Ciao Carlotta, cosa fa un art advisor e come lo si diventa?
Difficile spiegare come si diventa art advisor perchè non esiste un percorso predefinito, come quello per diventare medico o giudice. Mi sento di affermare che art advisor si diventa con un pò di esperienza e quello che posso fare è raccontarvi il mio percorso. Ho studiato architettura, mi sono specializzata con un Master of Art alla Luiss e poi ho completato la mia formazione (almeno per ora) con un Master in Art & Finance al Sotheby’s Institute of Art di Londra. Se devo dire però cosa mi ha permesso di lavorare in questo settore e piano piano costruire un mia attività, sicuramente risponderei l’esperienza lavorativa che ho acquisito lavorando per diversi musei e gallerie. Ho avuto modo di capire meglio come funziona il mercato dell’arte e quindi di muovermi all’interno di esso.
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ADA nasce perché…
ADA nasce perchè lavorando in alcune gallerie mi rendevo conto che spesso i collezionisti, soprattutto i più giovani, non acquistavano le opere perchè non avevano abbastanza informazioni e si intimorivano a chiedere di essere guidati. Ho cercato di creare una piattaforma online che offrisse consulenze in modo veloce ed economico e che permettesse ai giovani artisti di avere più visibilità, col tempo poi si sono aggiunti diversi servizi come il noleggio di opere d’arte, l’acquisto a rate e siamo riusciti ad ampliare la nostra offerta inserendo opere di grandi artisti storicizzati.
Come fa un giovane artista oggi a permettersi di essere un artista in Italia?
Sicuramente è molto complicato, ma mi sento di dire che purtroppo in Italia gli artisti stessi spesso non considerano la loro attività come una professione e questo non consente loro di organizzarla come un lavoro e quindi di avere un guadagno. Probabilmente questa mancanza, che non c’è negli altri Paesi, è un retaggio che ci portiamo dietro dal Quattrocento, quando l’artista era a servizio di un ricco mecenate che investiva nel suo talento. Oggi il mercato non funziona più così e anche se è tutto meno romantico, l’artista per vivere del suo lavoro deve prima di tutto pensarsi come un lavoratore.
Come nasce l’idea dell’acquisto delle opere a rate, spiegaci meglio come funziona…
L’idea nasce da una semplice esigenza che ho rintracciato prima di tutto in me e nelle mie finanze. Sono una grande appassionata d’arte e acquisto delle opere quando posso, tuttavia se anche posso permettermi di acquistare un’opera che valga ad esempio 5.000€ diventa faticoso per me togliermi quella liquidità tutta insieme, mentre non mi pesa pagare 135€ al mese per 4 anni. Ho pensato che nella mia situazione potessero trovarsi tanti altri collezionisti e quindi ho deciso di inserire questo servizio nella mia piattaforma.
Come si trasla il concetto dello sharing nel mondo dell’arte?
La condivisione di un’opera d’arte è sicuramente allettante e devo dire che Feral Horses, una piattaforma che consente di acquistare opere d’arte per quote di proprietà, al momento credo sia la realtà che meglio riesce in questo settore. Collaboro con loro da qualche anno e col tempo hanno saputo adattare i servizi alle esigenze non solo dei collezionisti, ma anche degli artisti. Abbiamo venduto l’opera “Habemus Hominem” di Jago, le cui quote sono ancora acquistabili sul loro sito, e l’opera a breve verrà esposta in un museo di rilievo così i proprietari potranno ammirarla e nel frattempo rivendere le loro quote nel mercato secondario.
Come evolverà il progetto ADA in un futuro prossimo?
I progetti per il futuro sono molti, il più grande è quello di aprire un modello di Galleria d’Arte, che speriamo possa essere considerato innovativo. La nostra galleria prevederà, oltre un’attività classica di mostre, anche una serie di edizioni limitate realizzate dai nostri artisti come litografie, album da colorare, opere d’arte da montare, che permettano al collezionista di interagire con il pensiero creativo dell’artista e allo stesso tempo avere un’opera d’arte che non sia troppo esosa in termini economici. Sarà la prima galleria fisica in Italia che permetterà di noleggiare le opere d’arte o di acquistarle a piccole rate. La cosa però a cui tengo di più è il luogo in cui sorgerà, Frosinone, mia città natale ma soprattutto modello di cittadina di provincia dove quasi mai esistono delle gallerie d’arte. Riuscire a far entrare in contatto i cittadini con l’arte contemporanea sarà una grande sfida e speriamo di coinvolgere attivamente anche gli studenti dell’accademia di Belle Arti della città, per farlo organizzeremo una serie di convegni e mini corsi volti a far conoscere il mondo dell’arte contemporanea in tutte le sue sfaccettature.
Che consiglio dai a un giovane artista che non ha il coraggio di mettersi in gioco?
Impegnati con tutte le tue forze! Sembrerà banale, ma credo che in qualsiasi campo l’unica vera chiave per raggiungere i propri obiettivi sia un impegno sincero e costante. Non voglio dire che bisogna sudare sette camicie, ma avere chiaro cosa si vuole raggiungere e lavorare per arrivarci. In poche parole, FARE.