Ecco tutto quello che è successo
“Camp: Notes on Fashion”, quattro semplici parole che definiscono il tema della mostra fashion che il Metropolitan Museum di New York inaugurerà nel il 9 Maggio. Ma siamo sicuri di conoscere davvero il significato del termine “camp” e soprattutto che sia così banale?
Parola tra le più googlate delle ultime settimane e dalla definizione ambigua, risale addirittura al 1600, quando Moliere l’aveva associata ad un mascherarsi eccentrico. Ma fu l’esteta Oscar Wilde a definirla precisamente come “azione o gesto di esagerata enfasi”, esclusiva di persone queer, come i dandy novecenteschi. Ma la vera ispirazione della mostra sponsorizzata da Gucci e Condè Nast nasce dal saggio di Susan Sontag “Notes on Camp”. Niente giudizi, enjoyment, dolce cinismo, appassionati fallimenti, la Sontag definisce così il termine camp, che forse è molto più di una banale parola. Riprendendo le definizioni della scrittrice, il gusto camp è gustare e non giudicare, è lo spettatore che alla vista dell’abito camp non lo etichetta in quanto tale, ma lo assapora in un tenero sentimento.
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La regola, se così si può definire, è solo non essere noiosi.
Il MET Ball, conosciuto anche come MET Gala o Costume Institute Gala, è l’evento di moda che precede ed inaugura la mostra del Metropolitan ogni primo lunedì di Maggio. È difficile spiegare quanto forte sia l’eco di questa sfarzosa ricorrenza che Diana Vreeland e poi Anna Wintour hanno reso quasi mitica. Celebrities e personaggi pubblici sono invitati a sfilare seguendo un dress code ben preciso, che non raramente sfocia in look iconici che non solo rispecchiano il tema della mostra, ma definiscono l’intero fashion system globale. Impossibile, quindi, non puntare tutto sui look che si decide di portare sul carpet, curando ogni minimo dettaglio.
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PEOPLE
Andrew Bolton, curatore della mostra, ha definito il camp con queste parole: “È troppo di tutto, troppe paillettes, troppe rouche, troppe piume. È la sovversione dello status quo, ma anche generosità, munificenza”, mentre Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci dal 2015, dice che quelle quattro lettere “ci insegnano nella loro banalità quanto sia importante sentirsi liberi di esprimersi attraverso il modo di vestire”. Libertà di espressione, dunque, ma anche esagerazione. Non a caso madrina e padrino dell’iniziativa sono Lady Gaga ed Harry Styles. La cantante di “Shallow” già pluripremiata per la sua musica e recentemente per la sua performance in “A Star is Born”, ha sempre marchiato i suoi look sopra e sotto al palco con una provocatoria esagerazione. Ricordiamo tutti quando si vestì di carne fresca ai VMA come protesta animalista, ma anche le scarpe Armadillo di Alexander McQueen, che molte modelle si rifiutarono di indossare e che Gaga ha reso invece famose.
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Nel suo discorso agli Oscar 2019, ha ribadito emozionata quanto duro lavoro ci sia dietro al suo successo, l’importanza non di vincere, ma di non mollare mai mantenendo salda la propria identità. Per quanto riguarda l’ex One Direction che Michele ha preso sotto la sua ala, tutto il suo primo tour da solista è stato costellato da look talvolta eccentrici, talvolta più eleganti, ma sempre fedeli alla personalità del cantante. La stessa Anna Wintour ha dichiarato che Styles gli ricorda molto un giovane Mick Jagger. Giocando di tanto in tanto con elementi femminili, perfettamente integrati in outfit molto ricercati, Harry Styles si è fatto strada nel mondo della moda accompagnato da Yves Saint Laurent, Burberry e, last but not least, la casa italiana Gucci, guadagnandosi una reputazione che ha alzato parecchio le aspettative per il look che indosserà al Met 2019.
LOOK
Un tema così libero, fondato sul divertimento e sulla propria personalità, ha sicuramente reso difficile darne un’interpretazione univoca. Le scale del Met sono state infatti percorse da look talmente diversi che non si possono inquadrare precisamente in “a tema” o meno. Ma come al solito, c’è sempre chi ha lasciato il segno e chi no. Partendo dalle definizioni di “Notes on Camp” della Sontag, potremmo indicare delle macro-categorie.
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La supermodel Hailey Baldwin, in Wang, comunica quel “tender feeling” di cui parla la scrittrice con un lungo abito aderente color rosa quarzo, a collo alto e con le maniche lunghe, così come la top Gisele Bundchen in un abito Dior sostenibile dalle linee morbide e sempre sulle tonalità del rosa. Anche la regina dell’eleganza Anna Wintour, in Chanel, ha optato per il rosa, così come l’angelo di Victoria’s Secret Rosie Huntington-Whiteley, in Oscar De La Renta, entrambe rivestite di piume, palesemente ispirate alla parte del saggio che recita: “L’essenza del camp è il suo amore per l’innaturale: di artificio ed esagerazione. Il segno distintivo del camping è lo spirito della stravaganza. Camp è una donna che va in giro in un abito fatto di 3 milioni di piume.” Spazio all’enjoyment e all’anima kitsch invece per i più giovani, come le star di Riverdale Cole Sprouse e Lili Reinhart. Lui con un abito bordeaux “macchiato” da asterischi colorati e con le maniche rosa dal gusto retro, lei con una tutina ricca di volant e con un lungo strascico voluminoso celeste, entrambi in Ferragamo.
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Stessa modalità per la popstar Dua Lipa in Versace. Sul carpet del Metropolitan è anche andata in scena una piccola Cenerentola 2.0, con Zendaya in Tommy Hilfiger nei panni della principessa dall’abito azzurro tecnologico e il suo stylist Law Roach nei panni della madrina con tanto di bacchetta magica. Le sorelle Jenner in, Atelier Versace, giocano nel ruolo di sorellastre cattive (come forse troppo spesso i media le hanno descritte?), Kylie in lilla e Kendall in arancione, entrambe rivestite di piume eccentricamente campy. Bellissimi gli abiti Valentino di Pierpaolo Piccioli come quello di Naomi Campbell o come Elicrisio, indossato dall’attrice Julianne Moore. Principessa del Met l’attrice Lily Collins in Giambattista Valli (come la collega Emma Roberts), con un vestito bianco e voluminoso, dal lungo strascico che unisce tulle e increspature. Sorprendenti gli uomini, tra cui bisogna menzionare assolutamente Ezra Miller in Burberry e Jared Leto in Gucci, arrivato tenendo in mano la sua testa come i modelli nella fashion week di Febbraio 2018. Anche Harry Styles indossa Gucci, con un completo sobrio ed elegante nero che gioca sui tatuaggi velati solo da un sottile strato di tessuto trasparente e su elementi femminili come gli stivali con tacco. “È camp, ma è ancora Harry” dichiara il suo stylist Lambert. Sorprendente Lady Gaga, che è arrivata per prima e ha cambiato outfit ben quattro volte salendo le scale, accompagnata da ballerini in una coreografia eccentrica degna degli show della cantante di “Born this way”, rimanendo infine in un completo intimo nero, calze a rete e tacchi vertiginosi e punk. Lei si che si è veramente divertita seguendo alla lettera il messaggio dietro alla parola “camp”.