L’associazione di pensionate che ha ottenuto la condanna dello stato svizzero per il mancato rispetto delle norme contro il riscaldamento globale, lancia un appello sulla rete. Chiamando a raccolta gli anziani
Dal riscaldamento globale ci salveranno le nonne. Con l’aria che tira, specie in questa Italia assalita da folate violente di revisionismo climatico, non resta che aggrapparsi a uno straordinario gruppo di attiviste. Formato esclusivamente da donne. Pensionate.
La loro associazione si chiama Verein KlimaSeniorinnen Schweiz, tradotto in italiano Associazione svizzera delle donne senior per il clima. Hanno da poco vinto una battaglia giudiziaria contro lo stato elvetico mettendo in forte allarme i responsabili delle industrie continentali. I quali si interrogano su quali possano essere i prossimi passi delle “vieilles femmes terribles”, dopo che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Svizzera per non aver preso misure adeguate contro l’avanzata delle mutazioni climatiche. Una decisione storica, come hanno sottolineato il Wwf e vari poli attivisti europei; una decisione che inaugura una nuova fase nelle relazioni tra cittadini, governi e aziende.
I giudici di Strasburgo hanno stabilito infatti – a fronte della richiesta di condanna per non aver attuato politiche adeguate al fine di scongiurare un aumento della temperatura globale inferiore agli 1,5 gradi – che “l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sancisce il diritto a una protezione effettiva da parte delle autorità statali contro i gravi effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita”. Sancendo anche il principio che i ricorrenti possono agire per interposta persona avendo il diritto di presentare istanza “per conto di quegli individui che possono sostenere di essere soggetti a minacce specifiche o effetti negativi dei cambiamenti climatici”. Un trionfo contro le prepotenze del mondo industriale che ha scatenato il panico nell’universo manageriale delle aziende potenzialmente coinvolte.
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Ottenuto il primo successo, la sentenza della Corte europea è dello scorso 9 aprile, il comitato delle nonne della salute, composto da 12 indomabili pensionate, ha pubblicato sul sito di riferimento il piano di battaglia chiedendo l’aiuto dei 2500 iscritti (erano 40 quando l’associazione fu fondata nel 2016) e lanciando un appello a tutte le donne “di età pari o superiore a 64 anni che vivono in Svizzera” affinché scendano in campo per proteggere la popolazione anziana, la più a rischio a causa del riscaldamento globale.
“La nostra associazione – si legge sul sito www.klimaseniorinnen.ch – continua ad esistere per seguire l’attuazione della sentenza. Confidiamo che le autorità agiscano correttamente e, se necessario, saranno coinvolte nel processo”. Una vero e proprio avvertimento al governo svizzero, unito a una richiesta di sostegno contro la campagna di odio che si è scatenata sulla rete. “Anche la nostra sopravvivenza è importante per contrastare in modo definitivo le critiche talvolta forti alla sentenza”, scrivono le klimaseniorinnen. “Condanniamo gli attacchi verbali contro le donne e gli anziani. Certe persone commentano pubblicamente, senza vergogna, il nostro operato, quello dei giudici della CEDU e la sentenza. Un abbrutimento del dibattito è un pericolo per la coesistenza pacifica e per la nostra democrazia. Vorremmo vedere una discussione obiettiva sulla decisione della Corte e sulle conseguenze per il nostro paese”.
E per finire una sottolineatura che dovrebbe aprire gli occhi a politici e industriali, anche se sembra davvero difficile che questo possa succedere. “I diritti umani non sono né di destra né di sinistra, ma universali. I diritti umani proteggono tutti noi. La protezione del clima che tutela i diritti umani va a vantaggio di tutti noi”. Applausi.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios