Dietro le dimissioni del ministro della Cultura colpi di scena, piroette, pianti, minacce e salti mortali che nemmeno il genio di Carlo Goldoni sarebbe riuscito a partorire nel periodo più fecondo della commedia dell’arte. E parliamo di oggi, non di 300 anni fa
“Il metodo della signora Boccia è quasi perfetto. Come le sue comunicazioni social, sono perfetti il suo approccio all’intervista, le risposte, il sorriso, la postura. Sicuramente ha un’idea di comunicazione molto avanzata, non occasionale. Sarà spontanea, apparterrà al suo DNA, però sinceramente colpisce”. Parole del direttore di Repubblica Maurizio Molinari pronunciate venerdì 6 settembre a La7 a margine dell’intervista di Luca Telese e Marianna Aprile a Maria Rosaria Boccia, la donna che in due settimane ha messo in crisi il sistema nervoso del governo e costretto alle dimissioni il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Di tutt’altro stampo la dichiarazione con cui il primo ministro Giorgia Meloni, nel corso del forum Ambrosetti di Cernobbio, ha provato a chiudere (inutilmente) una delle pagine più bollenti della storia recente della Repubblica: «La mia idea su come una donna debba guadagnarsi il suo spazio nella società è diametralmente opposta a quella di questa persona». Quasi un complimento se lo si mette a confronto con gli epiteti che hanno scandito i resoconti sul Sangiuliano-gate apparsi sulla stampa di governo: millantatrice, badante, sfruttatrice, adescatrice di politici, specialista nella pesca a strascico, consolatrice, pocodibuono, tanto per citare i meno feroci. Senza dimenticare Vittorio Feltri che martedì 10 settembre, prima di essere allontanato dagli studi de “L’aria che tira”, ha perso il controllo dei freni inibitori. “Come te l’ha presentata il ministro?” ha chiesto David Parenzo al fondatore di Libero. “Come una sua amica. Come volevi che me la presentasse, come la sua troia?”.
Quarantuno anni, un matrimonio fallito, una famiglia facoltosa alle spalle che opera nel campo dell’abbigliamento, Maria Rosaria Boccia è diventata nel giro di 12 giorni una delle donne più conosciute d’Italia. Tanto da mettere in seria difficoltà il primo esecutivo guidato da una donna. Dodici giorni, quelli che che sono intercorsi dal post in cui Boccia annunciava la sua nomina a consigliere del ministro per i grandi eventi, al momento in cui Sangiuliano ha consegnato alla premier la lettera in cui annunciava le dimissioni irrevocabili. Affermando che la priorità assoluta era quella di stare vicino alla moglie. In mezzo una serie di colpi di scena, piroette, pianti, minacce e salti mortali che nemmeno il genio di Carlo Goldoni sarebbe riuscito a partorire nel periodo più fecondo della commedia dell’arte. E parliamo di oggi, non di 300 anni fa.
Altro che Arlecchino, Pulcinella, Balanzone e Colombina! Il ministro Jenny Delon e la Poppea di Pompei, così come apostrofati da Dagospia, hanno messo in scena una piece di sublime teatro che ha fatto la fortuna dei mezzi di comunicazione. Basti pensare che Luca Telese e Marianna Aprile il 7 settembre hanno annunciato di aver ottenuto con l’intervista a Boccia il 10 per cento di share (“una tombola per La7” sottolinea un navigato autore televisivo), che il pianto su Rai 1 di Gennaro Sangiuliano è stato visto da più di 3 milioni di telespettatori e che Boccia ha conquistato quasi 100 mila follower su Instagram. Tanto che – sottolinea Dagospia – se decidesse di fare l’influencer, ogni suo post sponsorizzato varrebbe non meno di 2 mila euro. E potrebbe arrivare a guadagnare fino a 20 mila euro al mese.
Ma cos’è successo esattamente? Cerchiamo di essere sintetici.
Lunedì 26 agosto si apre la prima settimana. La sconosciuta Maria Rosaria Boccia posta su Instagram l’annuncio dell’inizio della collaborazione con il Mic: “Grazie al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per la nomina a Consigliere del Ministro per i Grandi Eventi”. Nessuno ci fa caso, salvo che dallo staff del ministero arriva una smentita indecifrabile: “Maria Rosaria Boccia non ha avuto nessuna nomina a consigliere”. E la frittata è fatta. Perché nelle redazioni c’è chi drizza le antenne e comincia a chiedersi chi sia questa signora. Dagospia brucia tutti sul tempo e pubblica il primo servizio. Con tanto di foto di lei e il ministro. Foto che si moltiplicano e, nel corso della settimana, iniziano a dilagare in rete. Comprese quelle che mostrano Sangiuliano senza fede nuziale quando si trova in compagnia di Maria Rosaria Boccia. Putiferio. Le opposizioni chiedono le dimissioni.
Lunedì 2 settembre, inizio della seconda settimana: Giorgia Meloni convoca il ministro, lui la rassicura e lei va su Rete4 da Del Debbio annunciando che Sangiuliano resta al suo posto perché le ha “garantito che “questa persona” non ha avuto accesso ad alcun documento riservato relativo al G7 e soprattutto neanche un euro degli italiani è stato speso per “questa persona”.
La risposta di Boccia è immediata. Pubblica sulla rete nuovi documenti: mail ufficiali, biglietti di viaggio, foto durante un sopralluogo a Pompei in vista del G7 della cultura, video girati nei palazzi istituzionali con un paio di Rayban smartglasses e anche la registrazione di una telefonata con il ministero. Mercoledì sera il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci intervista il ministro e, dopo il telegiornale, la rete ammiraglia manda in onda il documento integrale. Diciassette minuti in cui Sangiuliano confessa di aver avuto una relazione sentimentale con Boccia, ma giura, con tanto di pezze d’appoggio, di non aver speso soldi pubblici per lei. “Ho pagato tutto di tasca mia” dichiara. Prima di farsi venire il groppo in gola quando parla con voce rotta della moglie tradita. Senza riuscire a trattenere le lacrime. Diciassette minuti in prime time. Un pezzo di teatro straordinario che le opposizioni, evidentemente insensibili al lato artistico, bollano come occupazione abusiva del servizio pubblico.
Maria Rosaria Boccia replica fornendo la sua versione in un’intervista a La Stampa che esce venerdì mattina. Ribadisce di essere un’imprenditrice, di aver conosciuto Sangiuliano nell’agosto 2023, di essere stata nominata consigliere e di aver preso parte al sopralluogo di Pompei. Rivela inoltre, pur non confermando la relazione sentimentale, di avere assistito ai concerti dei Coldplay e de Il Volo insieme con il ministro con cui ha avuto numerosi incontri pubblici. Inoltre spiega il motivo che l’ha spinta a registrare la telefonata: “Il ministro mi ha detto una frase che mi ha colpito molto. Io sono il ministro, io sono un uomo, rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a quello che tu dirai”. Passano poche ore e, prima che La7 mandi in onda l’intervista a Maria Rosaria Boccia, Sangiuliano rassegna le dimissioni irrevocabili. Meloni accetta e nomina Alessandro Giuli al posto di “O ministro nnamurato” come lo definisce La Verità diretta da Maurizio Belpietro. “Morto un re, viva il re. Si è dimesso un ministro, buon lavoro al nuovo ministro” affermerà la premier qualche giorno dopo.
Nel frattempo si scopre che Sangiuliano è stato in un eremo di frati francescani per ritrovare l’intesa con la moglie, che la Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta per danno erariale, che la procura di Roma ha avviato un’indagine e che il legale di Sangiuliano ha annunciato di fare causa a Maria Rosaria Boccia per tentata estorsione.
A questo punto la domanda sorge spontanea: cosa potevano chiedere di meglio gli italiani? A livello di spettacolo, di cultura, no? Mica parliamo di amministrazione.