Nel mese dedicato allo storia black scopriamo i profili di alcune donne che con le loro imprese e la loro personalità hanno lasciato il segno
“Siamo i successori di un paese e di un tempo
dove un’esile ragazza nera
discendente dagli schiavi e cresciuta da una madre single
può sognare di diventare presidentessa
per poi ritrovarsi a declamare per una”.
Sicuramente avete letto questo brano, lo avete visto citato su Instagram o lo avete ascoltato di persona durante l’Inauguration Day: è parte della poesia/manifesto di Amanda Gorman, la giovane autrice che nel giorno dell’insediamento di Joe Biden ha incantato il mondo con le sue parole piene di speranza e senso di rivalsa ed è perfetto per definire lo spirito di questo febbraio, mese del Black History Month, destinato a celebrare la storia, la cultura e i traguardi dei cittadini afro-americani che hanno fatto la storia.
Questa ricorrenza inizia a prendere forma agli inizi del Novecento, ma cresce soprattutto negli anni 60, con la spinta dei movimenti per i diritti civili e viene ufficializzata dal presidente americano Gerard Ford nel 1976.
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Ogni anno vengono organizzati eventi, seminari, discussioni, contraddistinti da uno spirito di celebrazione, empowerment e da un tema specifico, che quest’anno è Black Family: Representation, Identity and Diversity.
Anche se a rigor di logica appare decisamente surreale (se ci basiamo semplicemente sul grado di evoluzione a cui siamo arrivati noi esseri umani) il razzismo è ancora un problema molto radicato nella società americana e nel mondo. Si può manifestare con la violenza, come quella terribile che ha tormentato gli Stati Uniti lo scorso anno, ma anche a parole, in stereotipi e concetti che si sono sedimentati nella società.
Dunque è importante celebrare le storie di personaggi straordinari, del passato e del presente. E delle donne che hanno dovuto affrontare non solo le barriere del razzismo, ma anche quelle del sessismo.
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“Non devi mai avere paura di quello che stai facendo, quando sei nel giusto.”
Questa frase è di Rosa Parks, una donna che, se la osserviamo in foto, trasmette un’idea di mitezza e quasi fragilità ma che con la sua forza ha letteralmente cambiato il corso della storia. L’1 dicembre 1955 questa giovane sarta di Montgomery, Alabama, prende il bus di ritorno dal lavoro e non trovando posto nella sezione riservata ai cittadini neri (ebbene sì), si siede nella sezione dei bianchi. Il suo “no” davanti alle intimidazioni dell’autista che voleva obbligarla a scendere, la sua forza e la sua dignità sono diventate un esempio per le future generazioni di attivisti.
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“Se la prima donna che Dio abbia mai creato era forte abbastanza da mettere il mondo sottosopra da sola, tutte le donne insieme sarebbero capaci di rigirarlo e portarlo dal lato giusto di nuovo!”
C’è Sojourner Truth, una schiava che nel 1826, diventa attivista per i diritti delle donne e per l’abolizione della schiavitù e pronuncia il discorso “Ain’t I a woman?”, di cui ho riportato un breve estratto, Mary Churchill Terrell, suffragista e una delle prime donne nere a laurearsi, Shirley Chisholm prima donna nera ad entrare nel Congresso e a candidarsi come presidente, Angela Davis, una delle più iconiche attiviste, autrice del libro fondamentale Women, Race & Class, Audre Lorde, scrittrice omosessuale, che nelle sue poesie ha affrontato tematiche relative a femminismo, razzismo e omofobia.
Rosetta Tharpe, cantante e chitarrista gospel, considerata l’antesignana della musica rock, Wilma Rudolph, soprannominata “the black gazelle”, prima atleta nera a vincere tre medaglie d’oro alle Olimpiadi, Maya Angelou, scrittrice, figura fondamentale che ha aperto la strada alle autrici di colore, con le sue opere sui diritti civili e poi le scienziate Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, il cui lavoro alla NASA ci ha permesso di arrivare sulla Luna e la cui storia è raccontata nel bellissimo film Hidden Figures.
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“Sono la versione accettabile e hollywoodiana di una ragazza nera e questo deve cambiare. Siamo troppo belle e interessanti per essere rappresentate solo da questo”.
Figure appunto straordinarie, ma che spesso sono rimaste nascoste, insabbiate da una storia che spesso esclude le categorie dominanti. Una storia che è sopravvissuta e grazie alla quale abbiamo donne come Michelle Obama, che ha rivoluzionato la figura della First Lady, le sorelle tenniste Serena e Venus Williams, titolari di una quantità infinita di record, le regine dello spettacolo Shonda Rhymes e Oprah Winfrey, Beyoncé che non ha certo bisogno di presentazioni e negli ultimi anni ha inserito nella propria musica tematiche relative all’orgoglio black, la giovane e incredibilmente brillante Zendaya, attrice e role model (è sua la quote di questo paragrafo) e la giovane poetessa Amanda Gorman, che abbiamo citato in apertura.
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Che il loro futuro e quello di tante altre ragazze sia immerso nella luce.