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lunedì, 09 Dicembre 2024

Avreste mai detto che ci sono così poche differenze tra il Ramadan e il Natale?

Tempo di lettura: 5 min.

L’unica distanza reale è quella che si crea con la mancanza di dialogo

La scorsa settimana è iniziato il mese di Ramadan. Noi non musulmani sappiamo bene che durante questo periodo per i credenti c’è l’obbligo di digiunare. Ma siamo davvero  consapevoli del valore di questa celebrazione?

Io non avevo le idee chiarissime a riguardo, per cui ho fatto quattro chiacchiere con Aya Mohamed, influencer e attivista musulmana, che mi ha illuminato su una religione e su una cultura che ha davvero moltissimi punti in comune con quella italiana e con il Natale.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Acrimònia Magazine (@acrimoniamagazine)

Ciao Aya!

Salam alaykom Fabiola!

Per i non musulmani in Ramadan vuol dire non poter mangiare durante le ore di luce. Spiegaci in pochi secondi in cosa consiste davvero questa festività.

Il Ramadan è il nome del nono mese del calendario islamico, composto da undici mesi.

Secondo la mia religione, questo è il mese in cui Dio ha rivelato il Corano al profeta ed è proprio questo il motivo della celebrazione.

Per noi è un momento di riflessione e di massima conciliazione con la nostra sfera spirituale, è un importante momento di preghiera in cui digiuno e astinenza simboleggiano la disciplina che sempre dovremmo possedere affinché le tentazioni non prendano il sopravvento.

È anche un periodo di empatia nei confronti del genere umano. Ai bambini viene raccontato, per esempio, che il Ramadan lo si fa anche per solidarietà con i più poveri. Il pasto con cui dopo il tramonto si interrompe il digiuno si chiama Iftar e spesso i musulmani invitano i bisognosi nelle loro case, per condividerlo.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Aya | أية (@milanpyramid)

Documentandoci sul web, troviamo poche basilari informazioni rispetto al Ramadan. Dicci una curiosità che dovremmo assolutamente sapere.

Beh, una cosa divertente che potrei raccontarvi è che nel paesi arabi e medio orientali le televisioni trasmettono delle serie che durano esattamente 30 giorni, proprio come il Ramadan. Non trovate una somiglianza con i cine panettoni?

 
 
 
 
 
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Sarà banale ma: come concili il digiuno con una vita lavorativa in uno stato in cui non si festeggia il Ramadan? Hai mai avuto delle difficoltà o ti sei sentita in difetto nel doverlo celebrare qui in Italia?

Personalmente non ho mai avuto grandi problemi, l’importante è sapersi organizzare. L’unico momento difficile potrebbe essere stato durante il mio esame di maturità. Studiavo e mangiavo di notte, per affrontare gli esami al mattino ed andare subito a dormire!

Fortunatamente non ho mai avuto problemi a comunicare ai miei amici che fossi nel mese di Ramadan, sono sempre stati tutti rispettosi della mia scelta religiosa perché comprendono che mi consente di raggiungere un livello spirituale che mi fa stare bene.

L’unica domanda che da musulmana alla lunga può diventare stancante è: “Ma nemmeno un po’ d’acqua?”.

 
 
 
 
 
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Hai mai passato il periodo del Ramadan in Egitto, tuo paese natale?

Purtroppo una sola volta, avrei dovuto passarlo lì anche lo scorso anno ma la pandemia non me l’ha consentito.

Sono stata in Egitto durante il Ramadan circa sei anni fa e posso dire che lì è molto più sentito. A partire dalle luci, all’aria che si respira per le strade. Avete presente quando riuscite a percepire l’atmosfera natalizia? È esattamente la stessa cosa.

Oltre questo, per me l’Egitto in un periodo così importante significa riconciliarmi con le mie origini, poter andare spesso in moschea a pregare e vedere la mia famiglia.

 
 
 
 
 
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Ci sono stati diversi casi in cui alcune maestre italiane hanno vietato a bambini musulmani di praticare il digiuno durante il Ramadan perché ritenuto pericoloso per la salute degli stessi. Dov’è effettivamente secondo te il problema di integrazione?

Il vero problema di integrazione, soprattutto per noi che facciamo parte della famosa “seconda generazione”, è il vivere in bilico tra due culture.

Ricordo che a diciassette anni non sapevo chi fossi. In Italia venivo considerata straniera egiziana ed in Egitto straniera italiana. La fede è un linguaggio universale, è qualcosa che mi è sempre appartenuto senza saperlo. Una volta compreso questo ho deciso che volevo essere semplicemente me stessa e che avevo bisogno di coltivare il mio credo.

Non entrerò in merito del caso specifico. Quello che posso dire è che i bambini, fino alla pubertà sono esenti dal digiuno ed in ogni caso il cominciare a praticarlo è una scelta personale e non un’imposizione della religione.

 
 
 
 
 
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Chi svolge un lavoro fisico come per esempio un operaio o un atleta, come riesce a sostenere il digiuno?

È necessario che ognuno si organizzi al meglio rispetto alle proprie esigenze. Una volta raggiunta la routine ideale, vi assicuro che è possibilissimo digiunare.

Le donne in gravidanza o durante il ciclo mestruale, che hanno esigenze alimentari specifiche, sono esimiate dal dovere digiunare?

Gli anziani, i bambini, chi sta male sia fisicamente che mentalmente, così come le donne durante il ciclo e la gravidanza sono esenti dal digiunare. Il Corano dice che Dio vuole per noi solo ciò che è facile e non ciò che non lo è.

 
 
 
 
 
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Cosa vuol dire per voi digiuno e astinenza?

Oltre chiaramente all’aspetto pratico, il non poter mangiare, bere e avere rapporti sessuali rappresenta un distacco dai propri desideri. Rappresenta forza di volontà e disciplina che un buon musulmano deve sempre possedere.

Cosa accade se durante il Ramadan si interrompe il digiuno o l’astinenza?

Assolutamente nulla. Chiaramente rappresenta un peccato che però si può espiare tramite la preghiera.

 
 
 
 
 
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A te è mai capitato?

Una volta sì. L’anno scorso stavo studiando per un esame universitario e ero continuamente in camera mia per ripetere. Un giorno ho ripetuto talmente tante volte da percepire la gola secca, così inconsapevolmente ho aperto una bottiglietta d’acqua per idratarmi.

Solo qualche ora dopo ho realizzato di aver interrotto il digiuno, ma non avendolo fatto intenzionalmente non è considerabile un peccato.

 
 
 
 
 
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Cosa si prova dopo il Ramadan nel tornare ad una normale routine? Si gode di più dei piacere del sesso e del cibo?

L’ultimo giorno di Ramadan viene celebrata la chiusura che si chiama Id al-fitr. La mattina ci si sveglia e si fa colazione e avendo perso l’abitudine sembra stranissimo.

Il godimento in realtà rimane più o meno invariato. Durante tutto il mese di Ramadan si può comunque mangiare, bere e fare sesso (solo tra partner sposati) nelle ore notturne.

Io ho però un personale momento di godimento post Ramadan: il ritorno alla brioche e cappuccino di mattina!

 
 
 
 
 
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Vuoi aggiungere qualcosa?

Sì, mi piacerebbe condividere con voi alcune terminologie relative ai momenti di preghiera. Noi ne facciamo ben cinque al giorno. All’aurora “fajr”, nel pomeriggio “duhr”, alla sera “asr” e la notte “maghreb”. Nel mese di Ramadan se ne aggiunge un’altra, dopo l’ultima, che si chiama “tarawih”.

Il pasto che interrompe il digiuno dopo il tramonto si chiama “iftar” mentre il primo pasto, quello dell’alba si chiama “suhur”.

 
 
 
 
 
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Buon Ramadan a chiunque lo stia festeggiando!

 

 

 

1920 1080 Fabiola Graziosi
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