La storia di Arya, insieme a quella di altre eroine dello schermo, ci insegna quanto le ragazze siano forti e coraggiose
A pochissimi giorni dalla penultima puntata del “Il Trono di Spade”, preannunciata come l’evento dell’anno che surclasserà perfino la battaglia ad altissimo budget contro l’esercito dei non morti, urge una riflessione sul ruolo più che mai centrale della piccola grande Arya Stark. E di tutti quei personaggi femminili che hanno fatto la storia (del cinema e dell’immaginario popolare) a suon di indipendenza e caschetti très chic.
Arya Stark è stato uno dei personaggi chiave delle serie, una delicata crisalide ingenuamente sprezzante del pericolo che si è trasformata in un angelo vendicatore puntata dopo puntata, senza rinunciare mai davvero a se stessa e ai suoi obiettivi. L’arte della perseveranza l’ha portata a diventare una ninja veloce come il vento e silenziosa come una pantera poco prima dell’agguato, ma anche una curiosa e paziente osservatrice e una stoica difenditrice delle cose a lei più care.
La scena di sesso con Gendry, criticata da molti o presa con troppa ironia dagli altri, ha testimoniato invece come Arya non sia solo una fredda guerriera senza sentimento, anzi, è stata la conferma dei moltissimi sentimenti che si oppongono alla sua impassibilità in battaglia. E nonostante la giovane età Arya sa tutto ciò che vuole, e per questo rifiuta con garbo la proposta di matrimonio di Gendry e la promessa di diventare una lady casa&chiesa in salsa fantasy. E così l’abbiamo lasciata in solitaria, diretta verso Approdo del Re per spuntare gli ultimi nomi dalla sua ninna nanna vendicatrice.
Scarlett Johansson è un’altra grandissima interprete di personaggi molto tosti e molto sensuali allo stesso tempo. È stata la bellissima “Lucy” di Luc Besson, nel ruolo di una ragazza in grado di sfruttare il 100% della sua intelligenza e che acquisisce super poteri da super eroina. Una giustiziera dal caschetto spettinato a dal grilletto facile. O, sempre con un taglio maschietto, ma questa volta nero e squadrato, per interpretare la sexy eroina manga in “Ghost in the Shell”.
Piccola e badass proprio come Arya Stark e altra musa di Luc Besson, Natalie Portman ha regalato un look iconico e un’interpretazione favolosa della piccola Mathilda in “Léon”. L’attrice impersona la figlia di uno spacciatore di Little Italy, che intesse un rapporto paterno e platonico allo stesso tempo con il suo carnefice. In un percorso di crescita breve ma intenso, Mathilda diventa una piccola grande vendicatrice.
La storia di Mathilda appare molto simile a un’altra parentesi cinematografica da antologia, quella drammatica e molto splatter di O-Ren Ishii, prima fumetto e poi, in età adulta, incarnata dall’esotica Lucy Liu. Come Arya, O-Ren vede il padre morirle di fronte agli occhi e giura a se stessa di eliminare gli spietati carnefici della sua famiglia. Diventa così in pochi anni una conturbante serial killer dalla mira infallibile, che siede al tavolo con la mafia cinese e decapita con una katana i mal capitati che osano contraddirla. Non per nulla era entrata nella micidiale Squadra Assassina Vipere Mortali con Black Mamba alias Uma Thurman, sua unica degna nemica.
Le storie femminili di rivalsa e di ribaltamento degli stereotipi di genere sono sempre interessanti da leggere e analizzare, e in tempi in cui questo necessario sdoganamento delle donne artefici del proprio destino sembra scemare sempre di più, si sente il forte bisogno di assaporare storie come quella di Arya e di tutte quelle che l’hanno preceduta.