Una sessualità liberata
Questo nuovo episodio di ARTYGRAM vede come protagonista l’illustratrice e graphic designer Christine Emily Yahya.
La sua arte si esprime attraverso un’intima riscoperta del proprio corpo, o meglio del corpo femminile in tutte le sue forme e “difetti”.
Le illustrazioni sono un manifesto di libertà e raccontano come sentirsi sé stessi abitando un corpo che a volte non ci piace. Christine si è fatta portavoce di una causa al femminile cercando di spiegare, con linee fluide e ironiche, che andiamo bene così, che la masturbazione, le mestruazioni o avere un seno troppo piccolo non sono motivo di vergogna.
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Con la sua semplicità è stata capace di trasformare in visibile tutto ciò che ogni donna tende a nascondere. La sua arte si esprime attraverso donne diverse, con tatuaggi, peluria o in sedia a rotelle. Le troviamo ad abbracciarsi, ballare spensierate o per mano, perché non esistono differenze se si è dalla stessa parte. Altre volte, invece, disegna i corpi femminili in momenti di solitudine, riscoprendo l’essenza dell’essere donne.
Scene di vita private mai raccontate, un disegno che delinea corpi nudi non standardizzati, che quasi ci turbano, perché nessuna donna è mai stata libera di condurre il gioco da sola o di sentirsi libera di mostrare i suoi chili in più senza sentirsi in colpa. L’obiettivo dell’illustratrice australiana è proprio quello di farci riflettere sulla verità e sull’autenticità, non c’è spazio per chi ha paura di guardare e riconoscersi.
Solitamente, Christine immortala con una fotografia il soggetto, a volte è anche lei stessa, e poi comincia a sviluppare l’intero progetto dalla rappresentazione con la matita, che poi cancella per ripassare tutto con dei pantoni, creando un effetto di luce e ombre concreto.
Il colore è parte dell’identità del disegno, che trova la sua massima espressione nel gioco di sfumature del rosa, marrone e giallo della pelle delle donne, in contrasto con forti sfondi dai blocchi-colore soldi che danno rilevanza al protagonista, ossia il corpo.
Infine, ciò che mi sento di sottolineare è la tendenza a vivere in un mondo filtrato da immagini fittizie, che si sono appropriati dei nostri visi, corpi e tutto ciò che per noi rappresenta la perfezione: labbra carnose, naso alla francese e seno abbondante (per citarne alcuni).
Per una volta però, attraverso l’arte e il disegno, qualcuno ci ha ricordato che la normalità è imperfetta e che non c’è nulla di cui vergognarsi.