Ha fatto scalpore il caso della modella di Gucci vittima di body shaming. Ma perché essere donne “diverse” fa ancora paura in Italia?
Quante volte ci sarà capitato da adolescenti di parlare (o sentire parlare, dipende dal vostro grado di socialità. Il mio era molto basso) del proprio aspetto fisico con le amiche o le compagne di scuola, confrontando i propri difetti, spesso in modo assolutamente impietoso e ingiusto? Un’altra situazione, che capitava spesso, era quella di parlare di attrici/cantanti/modelle e metterne in luce quando era il caso, la bellezza non convenzionale, non per lodarla, ma essenzialmente chiedendosi “ma cosa ci trovano di bello in lei”?
Purtroppo nessuna di noi è stata immune da stereotipi spesso dannosi ma negli ultimi anni ha preso sempre più piede una concezione di bellezza nuova, a misura di ogni ragazza, con movimenti body positive e l’esaltazione di canoni diversi e di difetti fisici, che in realtà non dovremmo considerare difetti, ma semplicemente caratteristiche che tutti gli esseri umani hanno, perché appunto siamo umani e non post su Instagram con le gambe. La bellezza è diventata qualcosa di individuale.
Eppure, soprattutto nel nostro paese, ci sono ancora casi che fanno parlare, come quello di Armine Harutyunyan.
Armine Harutyunyan ha 23 anni, è originaria di Yerevan, in Armenia ed è una studentessa di Graphic Design allo Yerevan State Institute of Fine Arts and Theatre. Tratti distintivi, una bellezza spigolosa, con un volto intenso incorniciato da folte sopracciglia. Caratteristiche che l’hanno fatta notare da un talent scout a Berlino che le ha procurato un provino da Gucci, catapultandola nel mondo della moda e delle sue passerelle. Armine rientra perfettamente in quella che è la ricerca estetica del direttore creativo Alessandro Michele, che predilige volti diversi dai soliti canoni (ricordiamo la campagna di Gucci Beauty con protagonista Elli Goldstein, modella con la Sindrome di Down) ed è stata inserita dal brand in una lista delle 100 donne più belle al mondo. Ed è qui che, aiuto, è scoppiato lo scandalo tremendo.
Negli ultimi giorni sui social italiani si è scatenato un vero putiferio di post, commenti, articoli, in cui uno stuolo di sconosciuti si sono innalzati a paladini in difesa della vera bellezza, contro la povera Armine, che di male non ha fatto proprio nulla: c’è chi la ritiene brutta in senso generale, chi poco adatta al mondo della moda, chi addirittura ha creato delle meme, in cui si chiede (la simpatia proprio) “voi uscireste a cena con una donna così?”. Una pioggia di odio così forte, che una foto ironica pubblicata sul suo profilo Instagram, è stata strumentalizzata dagli haters, facendo circolare la notizia, che il saluto al sole nella foto, fosse un saluto romano.
Ora ci sarebbero tante, infinite riflessioni da fare a riguardo. Da segnalare, la concezione di bellezza del mondo della moda, che può essere diversa da quella che viene considerata bellezza convenzionale: spesso erroneamente si crede che per essere una modella, una ragazza debba semplicemente bella in modo “classico”, quando invece spesso e volentieri la moda (con tutte le sue luci e ombre) preferisce raccontare una storia, che ha bisogno di volti interessanti, che siano al servizio di questo racconto e di un insieme di valori, spesso anticonformisti.
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Poi c’è la questione del problema della bellezza e in particolare della bellezza in Italia. Come abbiamo detto, negli ultimi anni ha preso piede un nuovo movimento di body positive e di esaltazione di una bellezza non convenzionale. Si tratta di idee in voga tra le ragazze della nostra e della nuova generazione, ma che fanno ancora una certa fatica ad attecchire nei media generalisti e all’interno della coscienza comune. Ciò è legato al fatto che in Italia il femminismo fa ancora molta fatica ad attecchire: nella concezione popolare le femministe vengono spesso ancora dipinte come invasate che odiano gli uomini (uguaglianza questa sconosciuta) e ovviamente “brutte”. Vige ancora una concezione della donna nata da anni e anni di rappresentazioni stereotipate, una donna che può essere intelligente, capace, intraprendente, ma tutto ciò non conta se non è bella, in modo ovviamente convenzionale, eurocentrico, eteronormativo e soprattutto passivo. Guai se una donna osa prendere la propria bellezza imperfetta ed esibirla, esplode la rabbia. Ancora peggio se questa donna è straniera ed è espressione di una cultura che viene percepita come lontana.
La rabbia nei confronti di Armine Harutyunyan è una rabbia nei confronti del libero arbitrio estetico, della capacità di rimodellare i canoni, di amarsi nonostante tutto (quando invece ci dicono che dobbiamo cambiare, sin da quando siamo nate), della capacità delle donne di essere se stesse nonostante tutto. E anche se sembra un percorso in salita, siamo felici che questa rivoluzione sia iniziata. W Armine dunque!