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Alla fine piace a tutti indignarsi per il caso Michelle Comi

Tempo di lettura: 3 min.

Avevamo bisogno di un’onlyfancer per sentirci meglio con noi stessi e non lo sapevamo

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar”: chissà se Umberto Eco si pentirebbe di aver pronunciato quella che è diventata senza dubbio la citazione più spicciola e mainstream degli indignati da tastiera. Chissà se oggi la rivolgerebbe contro questi o contro lo scandalo con la S maiuscola di questo ottobre dal sapore estivo-gossipparo: Michelle Comi. Il dubbio sovviene a ogni nuova uscita della regina italiana di OnlyFans, che questa volta ha fatto tanto parlare di sé per un’insolita campagna di crowdfunding lanciata su GoFundMe, la principale piattaforma online di raccolta fondi.

“Contribuisci all’aumento del seno della tua principessa”: questo l’annuncio della raccolta, rilanciata sui profili social della Comi. In 24 ore, 88 “imprenditori” hanno raccolto 15mila euro per il solo gusto di renderla felice, per “cambiare il mondo” dell’onlyfancer. Tutto sembrava filare liscio, ma il sogno si è infranto poco dopo: la piattaforma, dopo numerose segnalazioni da parte degli utenti, ha deciso di eliminare l’iniziativa, ritenuta non in linea con la policy del sito, per la gioia dei detrattori della content creator. Questa è solo l’ultima delle uscite di Michelle Comi, o meglio, la penultima. Perchè lunedì 21 ottobre Le Iene l’hanno seguita in una sua normale giornata, tra shopping in via Montenapoleone e una cena al Philipp’s del The Plein Hotel, il tutto pagato dall’ennesimo giovane imprenditore italiano (quanti sono!?) che le permette di vivere senza lavorare.

Prima ancora è stata diverse volte ospite a La Zanzara, dove Giuseppe Cruciani e David Parenzo hanno cercato e ottenuto, come da copione del format radiofonico, di far uscire dalla bocca della Comi le peggiori affermazioni possibili: il menu ha offerto capoluoghi di regione sbagliati, simpatiche e ritrite gag sui terroni e altre leccornie varie.

Michelle Comi è stata ospitata anche da mamma Rai, a Donne sull’orlo di una crisi di nervi di Chiambretti: messa di fronte alle sue uscite social più controverse in materia di patriarcato, della quale è una (convinta?) sostenitrice, ha trovato la linea di fuoco Asia Argento-Rosita Celentano-Alba Parietti, perfettamente sintonizzate con il titolo del programma. Le azioni dell’onlyfancer non sono poi sfuggite neanche ai più tradizionali dei media, i quotidiani che, seppure con il fiatone, provano anche loro a seguire l’oracolo Google Trends.

Oltre alla facile indignazione per le affermazioni fancazziste di Michelle Comi e alla non richiesta pietà per i tristi money slave milionari che la mantengono, sciorinate nei commenti sotto i suoi contenuti, cosa rimane della caso Comi?

Forse un po’ di invidia, una forma di ammirazione per il suo coraggio di palesare la voglia di non fare nulla, più coerente di chi ogni mattina veste svogliatamente il costume di quello che non vorrebbe che fosse proprio il lavoro, e non una vita in vacanza, a nobilitare l’uomo: per non minare le proprie convinzioni, nessuno lo ammetterà mai.

Ma soprattutto emerge il meccanismo di funzionamento dell’opinione pubblica social: di fronte a un fenomeno costruito a tavolino per creare più interazioni possibili, si prova un brivido di soddisfazione nel sentirsi superiori alla Comi di turno, asfaltandola in radio,  in diretta tv o con una storia. Di rimando il fenomeno può solo ringraziare chi, per preparare la propria critica tagliente da fine intellettuale, ha speso tempo a googlare il suo nome.

Se un albero cade in una foresta e nessuno è lì a sentirlo, fa rumore? Gli imbecilli di Eco, digitando le proprie inutili riflessioni, ne fanno molto: non lo sanno, ma anche loro contribuiscono a mantenere Michelle.

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Federico Ingemi
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