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Ainé e la rinascita musicale: tra Buio e Leggero, alla scoperta di sé

Tempo di lettura: 3 min.

Domani l’artista si esibirà all’Apollo a Milano per presentare il nuovo album Leggero, la seconda parte di un progetto intimo e personale

Con Leggero, il suo nuovo album, Ainé invita a intraprendere un viaggio attraverso le sfumature della sua rinascita. Questo progetto, la seconda metà di un concept album iniziato con Buio, esplora un percorso fatto di introspezione e rinnovamento. Nella prima parte del disco, Ainé ha raccontato il distacco e le ombre della propria esperienza, mentre in Leggero lascia spazio alla consapevolezza e alla luce. 

Partiamo dal tuo nuovo album Leggero. È la seconda parte di un lavoro di rinascita. Qual è stato il percorso?

Insieme al mio team abbiamo deciso di fare un concept album. La prima parte si chiama Buio, la seconda Leggero.

Cos’è un concept album?

Un progetto non tradizionale proprio a partire dall’idea di disco. Buio parla di distacco e separazione, nel senso universale dei termini, non per forza da intendersi da una persona.

Quando si provano queste sensazioni generalmente c’è sempre una rinascita e quindi poi Leggero.

Come è strutturato?

Ogni canzone è legata ad un mese dell’anno, come se fosse un vero e proprio diario musicale. Ogni mese e quindi ogni pezzo raccontano di una sensazione che ho provato. Mi piace l’idea che chiunque possa immedesimarsi in quello che ho provato io.

Cosa ti ha portato a vivere un periodo di buio?

Il buio viene sempre inteso come fase negativa. Per me non lo è perché per avere una fase di luce  e leggerezza bisogna passare da una fase di buio.

Nel mio periodo buio ho riscoperto tante cose di me e ho imparato molto. Pensa che ho fatto il cammino di Santiago e surf per la prima volta.

C’è stato un fattore scatenante?

Una separazione da una persona molto importante nella mia vita.

E poi la luce.

Ci sono arrivato con la consapevolezza, con la terapia, con la nascita di mia nipote e con tutte le belle esperienze che ho accumulato.

Qual è la cosa più importante che hai imparato?

Ho imparato a lasciare andare.

Sei una persona nuova?

Sì assolutamente. Mi sento una persona matura, che ha vissuto tanto nei suoi 33 anni.

Questa maturità musicalmente come si riflette?

Nei testi specialmente. Parlano tanto e descrivono in maniera chiara, senza peli sulla lingua, tutto quello che c’è nella mia testa. Ho voluto essere fedele e sincero verso me stesso.

Ci sono featuring in questo progetto?

Non ne ho prodotti proprio perché volevo mettere al centro il mio vissuto e raccontarmi. È un progetto davvero molto personale. Solo Giganti – Luglio l’ho cantata con Lauryyn e Altea.

L’idea di direzione creativa dell’album è molto curiosa. Mi ricorda un pò la struttura di Persona di Marracash. Torniamoci.

Ad oggi è importante curare l’art direction insieme alla musica. La cosa fondamentale è essere innovativi. Io ho provarlo ad esserlo con il mio album.

C’è stato molto lavoro dietro, abbiamo voluto capire come comunicare al meglio tutto quello che avevo dentro. Io sono un esteta e cerco di seguire ogni parte della produzione. Cerco di mettere del mio gusto in tutto quello che faccio, in tutti gli step.

Qual è la collaborazione che ti è rimasta più nel cuore in questi anni?

Ti direi quella con Giorgia nel 2019. Mi sono esibito con lei al Palalottomatica ed è stato stupendo. Nutro un grande amore per lei. Quando mi mandò il messaggio per essere nel suo disco sono praticamente svenuto.

È difficile sfondare oggi?

Io non voglio sfondare nulla, non si sfonda niente a nessun livello. Il goal per me è vivere serenamente e bene con la mia passione.

Non si sfonda quindi.

È un mestiere di alti e bassi, non penso che ci sia un momento in cui si sfonda. Si può diventare molto famosi, ma nel mio modo di vedere la musica è diverso.

Consigli?

Togliersi dalla testa l’idea dello sfondare. Il consiglio che do è fare la musica che piace a chi la fa. Bisogna avere idee, essere innovativi e contemporanei. Al successo si arriva senza pensarci, probabilmente.

Che ti ricordi del tuo inizio?

Il ricordo più esaltante è legato a Cosa c’è brano del 2013, prodotto in maniera completamente indipendente e caricato su YouTube. Andò sotto gli occhi di Universal e mi fecero subito un contratto. Mi chiamò anche Ghemon per dirmi che l’aveva ascoltato. Quello è il mio ricordo di punto di svolta.

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Fabiola Graziosi
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