Ad ogni paese il suo arredo
L’aria si è fatta più calda e il primo timido sole ci accompagna fino all’ora di cena. Sento gli uccellini spassarsela fuori la mia finestra e sono ormai praticamente convinta che sia diventata io il soggetto di cui si beffano. La fase 3 è cominciata ma siamo ancora tutti qui, un po’ timorosi, appiccicati ai vetri a goderci i tramonti di questa splendida primavera che giunge al termine, e no non farò scadenti battute da bar (questi -ormai- sconosciuti) sul fatto che ingiustamente sia stata la più bella mai vista in tanti anni, ma porco mondo devo mordermi la lingua e far tacere la small-talk person che è in me.
Mi riserbo del tempo prezioso da spendere sdraiata sul terrazzo con un libro in mano e la SPF20 nell’altra, nel vano tentativo di tingere un po’ questa pallida luna che mi ritrovo in viso, ma siccome qui non voglio prendere in giro nessuno mi tocca ammettere che questo bucolico momento à la Paolina Bonaparte viene interrotto da continui e piuttosto prolungati intervalli su Instagram, in cui mi immergo a capo fitto, perdendo troppe volte l’anima del romanzo a causa della mia nuova mini ossessione del mese: design e arredamento casa.
Nonostante la necessità di arredare una casa mia non si sia ancora presentata e nonostante i miei studi vadano da tutt’altra parte, niente mi ha impedito dal salvare compulsivamente ogni singolo pezzo di design che mi sconfinferasse mentre scrollavo il feed, come se in un futuro palpabile potrò mai trovare sufficiente coraggio per comprare lo Shiva di Sottsass e schiaffarlo in camera mia, noncurante le occhiatacce che subirei da parte dei miei.
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Comunque questa mia nuova e totalmente ingiustificata fissazione mi sta dando del filo da torcere: perché, primo, mi ha brutalmente affacciata sul mare dei mostruosi prezzi dell’arredo che tutto sommato Ikea non mi sembra più così insulso; e secondo perché mi ha talmente intortato il cervello che questo sarà il primo ma non l’ultimo articolo a tema arredamento: un’opinione non richiesta, sprovvista del benché minimo fondamento in campo d’arredo, al punto che anche uno studente al primo anno di design sarebbe titolato a lanciarmi pesci in faccia.
Il mio Instagram è pieno di bellissimi appartamenti, e a onor del vero il ridondante “Restate a casa” ha contribuito all’aumento esponenziale di foto di salotti, cucine e divani delle mie influencer preferite. Solo che queste mie ricerchine hanno finito per farmi notare quanto gli arredi siano tutti più o meno somiglianti a seconda del Paese in cui hai deciso di fare il nido, a seconda del personaggio che hai scelto di mostrare.
E come se i cliché non fossero già abbondantemente presenti nell’industria del fashion, ecco che ce li ritroviamo pure nell’arredamento. E no, non credo sia soltanto una questione di tradizioni, non c’entrano gli usi e costumi del luogo, perché è evidente, anche a una Signor Nessuno come me in fatto di arredamento, che è tutto architettato secondo il gusto che su Instagram va per la maggiore. A supporto di questo lavoretto (ché chiamarla tesi sarebbe una ladrata) ho scelto case meravigliose di donne più o meno note dell’Instagram. Veri e propri appartamenti da sogno che però si ricordano a vicenda e richiamano tutti un identico concept. Partiamo col botto dal più inconfondibile tra tutti gli stili, quello della città dell’ammmore, quello delle case delle influencer di Parigi.
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Lo stile francese è il più iconico e riconoscibile fra tutti, è romantico e nostalgico di epoche passate, è dolce e tenue, aborra i colori a contrasto e tutto ciò che è troppo moderno. Gioca tutto sui toni del beige, panna e marroni, legni caldi e colori spenti. Si ravviva con qualche pezzo vintage e con vivaci mazzolini di fiori, meglio se di campo, destinati poi a seccare e donare quell’allure decisamente francese. Sì, il primo grande denominatore comune di tutte le case francesi sono i fiori secchi.
Mazzi di fiorellini appassiti e strategicamente appoggiati in ogni dove: in vasi dalla forme poco geometrica, in poetiche brocche ottocentesche e in burrosi busti di donne senza testa (omaggio alla loro amata Maria Antonietta? Who knows).
Jeanne Damas è forse il più azzeccato prototipo della perfetta francese col cestino di paglia e la frangia spettinata, un cliché vivente ma adorabilissimo che vive in una casetta affollata e piena zeppa di fiori, candele che piangono cera, vecchi libri impilati sul camino murato e quadri per terra. Il tutto destinato a formare uno studiatissimo soqquadro in cui ogni cosa sembra essere lì per puro caso, e invece, dopo la dodicesima casa identica che vedi, forse capisci che la spontaneità è uscita di scena ormai tempo addietro.
Anche Anne-Laure Mais aka Adenorah, altra influencer pilastro parigina e fresca di matrimonio e ristrutturazione, è una super fan dell’estetica “alla francese”. Fiori secchi? Check. Esercito di candele? Check. Camino murato con sopra la qualunque? Check. Palette di panna, beige e marroni? Check. Gatto pelosino incluso nel prezzo? Check.
Alla nostra Adenorah, però, i quadri piacciono appesi.
Altro elemento immancabile? La paglia di Vienna. Non la chiamano neppure ‘casa’ se prima non hanno fatto impagliare almeno le sedie in soggiorno, non oserai mica commettere un sacrilegio? Qui la combo col paralume grida ‘vive la France’ a più non posso.
A completare il trio più potente di Francia manca all’appello Sabina Socol, di origine rumene ma francese naturalizzata. Un appartamento bello da far piangere: ampio ma non vuoto, basico ma non scontato. Quel tocco di verde alla parete la differenzia dalle sue colleghe ma tuttavia la mela non cade mai troppo lontana dall’albero. Et voilà:
Colori tenui e sinuosi velluti, scaldati da una varietà di legni e ravvivati da fiori recisi appoggiati su di un –oh che strano– camino murato in angolo.
Ma il must have ancora più essenziale, il protagonista insostituibile sarà sempre e solo il parquet a spina di pesce alla française. Non credo possa esistere una pavimentazione alternativa a meno che tu non voglia rischiare la revoca alla cittadinanza francese.
Menzione d’onore per gli appartamenti di Camille Charriere e Violette_fr, che nonostante non si smentiscano in quanto a “francesità” (that’s not even a word!!! – urlerebbe Monica Geller), hanno comunque due case da favola e sono le vincitrici da me decretate di questo primo episodio di Acrimònia Home Tour: PARIS HOME EDITION.
Tip a casa vostra: aprite una bottiglia di vino, versatene un calice, accendete una sigaretta e spogliatevi. Se voi non andate in Francia sarà la Francia a venire da voi.
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