Il racconto della creatura editoriale fondata da Alessandro Cattelan e diretta da Matteo B. Bianchi
Oggi convincere che leggere sia non solo una cosa bella, ma anche socialmente interessante, non è semplice. Se alla base ci devono essere libri scritti bene, è altrettanto vero che la loro comunicazione gioca un ruolo fondamentale perché vengano conosciuti. Due componenti che riescono bene ad Accento Edizioni: ne abbiamo parlato con Matteo B. Bianchi, direttore editoriale di Accento.
Perchè una casa editrice, indipendente, in Italia, nel 2024?
Intanto perché era il mio sogno da sempre, essendo un grande appassionato di libri. Ho sempre pensato che se avessi vinto alla lotteria avrei aperto una casa editrice: non è successo, ma ho incontrato Alessandro Cattelan proprio quando stava riflettendo sulla possibilità di aprirne una. Volevamo qualcosa per giovani autori esordienti ma visto che le condizioni di cui si parlava erano già difficili [indipendente, in Italia, nel 2022, ndr], mettere anche un limite anagrafico agli autori sarebbe stato faticoso.
Raccontami il momento in cui avete deciso veramente di rendere concreta Accento Edizioni.
Era un pomeriggio, correva l’anno 2021, quando io e Alessandro abbiamo parlato al telefono di questa idea; condividevamo l’interesse per la letteratura. Ricordo che nel giro di pochi giorni da quella chiacchierata è nato tutto: per me il momento che ha sancito la nascita di Accento è stato quando mi sono presentato con un progetto concreto alla palestra dove si allenavano le sue bambine e li, mentre le aspettava, ne abbiamo discusso in concreto e abbiamo capito che si poteva fare.
C’è voluta più incoscienza o coraggio?
Un po’ di incoscienza calcolata c’è, fa parte del rischio imprenditoriale, soprattutto se si vuole provare a fare soldi nell’industria culturale. Accento Edizioni è una micro casa editrice: costi e sprechi sono limitati, avendo una piccola redazione e tirature moderate: preferiamo andare in ristampa che avere copie in esubero. Siamo ancora in una fase molto artigianale.
Insomma sognare sì, ma con i piedi per terra.
Esatto, e sta funzionando perché tanti libri vanno in ristampa!
Contemporaneo, anticonvenzionale e decisamente pop: questi i segreti dietro Accento Edizioni. Uno di questi prevale?
Il contemporaneo, pubblicando esordienti, è sicuramente importante; ma è il pop la componente fondamentale, persino nel recupero di grandi bestseller del recente passato: Manuale di caccia e pesca per ragazze di Melissa Bank fu un libro straordinario già nel 1999, un successo da 1 milione di copie. Cerchiamo sempre pop di qualità.
La veste grafica del vostro sito e la comunicazione social sono parte importante di Accento: quanto contano per raccontare al meglio i vostri libri?
Entrambe rientrano nello spirito pop, soprattutto la parte grafica, curata da due ragazzi giovani: pubblichiamo circa 10 titoli l’anno, dobbiamo farci notare sullo scaffale perché molti non ci conoscono. Essere aggressivi visivamente fa parte della strategia: ad oggi non possiamo contare sul nome dell’autore emergente.
E per quanto riguarda i social?
Certamente Alessandro, quando può, sfrutta i suoi numeri, ma ciò non basta per essere credibili come casa editrice: avere un personaggio pubblico come editore e ambasciatore ha i suoi pregi, ma può attirare anche delle critiche (può essere scambiato per il capriccio di un vip, per esempio). A parlare alla fine è sempre la qualità della pubblicazione, delle storie che si leggono: serve un impegno più lungo.
Soprattutto i social: pensi possano superare a livello promozionale eventi del libro come il Salone del Libro?
No, rimangono fondamentali. Vendiamo molto alle fiere, che sia presente o meno Cattelan in stand. Non essendo nei principali scaffali dei megastore, gli eventi sono centrali; lì nasce e si coltiva il passaparola.
Il fenomeno BookTok ha fatto tornare di moda la lettura: un fenomeno temporaneo o credi avrà una vita lunga?
Non sono bravo in questo tipo di analisi. Sono strumenti che si superano velocemente e il libro rimane un oggetto imbattibile. Vedi cosa è successo con gli e-book: un’innovazione che doveva spazzare via il libro cartaceo e invece non è andata proprio secondo le aspettative. I giovani leggono, indipendentemente dal supporto e dalle modalità con cui i libri sono promossi. Un dato che mi rassicura: il mezzo libro sopravvivrà, non so invece se ci riuscirà il fenomeno BookTok.
Come le comunità attorno ai Booktoker, anche Accento Edizioni ne avrà una: chi è il vostro lettore tipo?
Sui 30-35 anni, una fascia d’età vicina alle tematiche che trattiamo e in linea con il pubblico di Alessandro. C’è anche una sorta di collegamento anagrafico con molti autori emergenti.
Il progetto che ti ha lasciato quel qualcosa in più nel vostro catalogo?
Hostaggio. Guida serissima per ospitare sconosciuti (e alloggiare in casa loro) di Elena Ghiretti è stato il primo saggio pop che abbiamo pubblicato, molto insolito e interessante come progetto. Ma anche Baba di Mohamed Maalel mi colpì molto. Pensai: “questo libro farà strada”: oggi viene letto nelle scuole e prossimamente ne trarranno un film. Dal punto di vista di godibilità della lettura, invece, Madama Matrioska di Anja Boato mi colpì fin dal manoscritto per l’originalità: lo capisci subito chi ha quel quid in più.
E invece un tuo superclassico che incarna l’idea di Accento Edizioni che pubblicheresti oggi?
In realtà ho realizzato un sogno, perché ho avuto l’inaspettato onore di pubblicarlo: Generazione X è un libro che ho amato e amo molto, così come il suo autore, Douglas Coupland. È profondamente Accento come libro: raccontava in presa diretta la generazione degli anni ’90, ha osato scelte insolite per il suo tempo, con neologismi e immagini accanto al testo.
Se dovessi fare un bilancio di questi primi due anni di Accento Edizioni?
Col senno di poi, qualche libro non lo rifarei; altri mi hanno invece stupito lì dove pensavo fosse un azzardo pubblicarli. Sto imparando che qualche rischio in più si può prendere: vendite e critica sanno apprezzarli.