Messaggi positivi arrivano dalle passerelle dell’ultima Fashion Week
“Quella lì ha proprio il fisico da modella” : frase che almeno una volta nella vita abbiamo pronunciato o sentito pronunciare e quasi sempre, per “quella lì”, si intendeva una ragazza altissima, molto magra e dai lineamenti perfetti.
Questo pensiero comune, ben radicato, si basa su anni di canoni di bellezza imposti da passerelle, riviste, campagne pubblicitarie e social. I tentativi del sistema moda di essere più inclusivo, optando per modelli e modelle dalla bellezza non convenzionale, che vada oltre la taglia e l’altezza, il colore della pelle ed il profilo perfetto, fa ancora notizia o è diventata normalità?
È giusto celebrare ciò che dovrebbe essere ordinario? Sicuramente è importante sottolineare che le modelle curvy siano parte di un cambiamento storico e culturale, ma altrettanto certamente, è giusto vengano riconosciute a prescindere dalla loro autentica bellezza e non solo come un mezzo necessario ai brand per dimostrare di aver accolto la diversity ed abbracciato la body positivity. Non sono solo “donne con qualche chilo in più” o dalle “curve generose” ma sono innanzitutto delle professioniste.
“SELF LOVE” è il motto tatuato sulle mani della modella “curvy” Jill Kortleve, protagonista indiscussa dell’ultima Fashion Week.
La sua bellezza esotica, le folte sopracciglia, il suo taglio netto, le sue curve e la sua falcata decisa erano già state notate da brand come Nike, Alexander McQueen, Jacquemus, Mugler, Valentino ed H&M. Di recente ha sfilato a Milano per maison del calibro di Fendi ed Etro.
Visualizza questo post su InstagramOnly love @fendi @pg_dmcasting @samuel_ellis ❣️grazie for welcoming me on the runway again ❣️
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Sfilare per Versace è stato definito da lei stessa “un momento storico” che si augura possa aprire sempre più porte per le nuove generazioni, nate sognando di posare per un magazine o una passerella ma che, non sentendosi rappresentate, hanno finito per sentirsi inadeguate e non adatte al contesto.
Ha voluto inoltre congratularsi con altre due “colleghe curvy”: @alvaclaire e @preciousleexoxo, anche loro meravigliose nei loro outfit sgargianti.
Jill ha lasciato il segno anche a Parigi, sfilando per Coperni e… per Chanel!
A marzo aveva sfilato per la casa di moda francese, non passando di certo inosservata, l’ultima modella “curvy” a partecipare ad uno show della Maison infatti, fu Crystal Renn alla presentazione della collezione Cruise11. Jill ha definito così l’esperienza:
“Sono così grata per questo momento – si necessitava un cambiamento in passerella e sono orgogliosa di farne parte. Spero davvero che in futuro vedrò e lavorerò con molte più modelle che non si adattavano al briefing”
La presenza di Jill risulta normale rispetto a qualche anno fa, segnale positivo ed indice che forse qualcosa si stia muovendo. Sfilando con modelle “canoniche” infatti, non si percepisce più la distinzione netta tra le taglie, ben nota invece alla modella Ashley Graham, attivista e prima indossatrice di taglia 50 a raggiungere lo status di supermodella.
Il suo Ted Talk del 2015 trattava proprio questa tematica. Il titolo è significativo: “Taglia forte?! Più che altro la mia taglia”. Afferma che in passato, per rendere credibile il suo definirsi modella, dovesse aggiungere la parola “curvy”, motivo per il quale esprime la necessità di abbracciare universalmente la diversità senza paradigmi.
Nel 2016 Teen Vogue pubblica il video “Tutto ciò che le modelle plus – size sono stanche di sentire” – con protagoniste le modelle Barbie Ferreira, Jordyn Woods, Hunter McGrady, Olivia Wilson e Riley Ticotin. Le ragazze si scambiano le affermazioni più frequenti (e poco gradite) che hanno collezionato nella loro carriera come: “Hai un bel corpo per essere una taglia forte”, “Sei fortunata ad essere pagata per mangiare”, “Sei coraggiosa per fare quello che fai”.
Nel 2019 Tess McMillan mostra per Vogue la sua preparazione alla sfilata di Simone Rocha e mentre alcuni potrebbero provare a classificarla nella categoria delle “modelle curvy”, Tess risulta totalmente disinteressata all’essere ingabbiata, collezionando per il suo curriculum lavori che sostituiscano le etichette. Non è una “taglia forte” o una “rossa”: è Tess McMillan. Tutto il resto è secondario.
L’approccio generale sta cambiando? Sì, ma l’inclusività sarà davvero raggiunta solo quando non farà più notizia. L’obiettivo è quello di parlarne oggi per incoraggiare il cambiamento e non doverne parlare domani! Siamo sulla strada giusta?