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Abbiamo chiesto ad una psicologa quali saranno gli atteggiamenti più diffusi post Covid-19

Tempo di lettura: 2 min.

“Riacquisteremo fiducia con il tempo”

Non è affatto semplice fare previsioni su quel che succederà nelle nostre teste, dopo. L’altalenanza umorale che ha animato i 70 giorni di lockdown continuerà ad essere nostra fida compagna? L’isolamento ci renderà più freddi? E cosa ne sarà dell’ansia?

Abbiamo incontrato (virtualmente) Giulia Disegna, psicologa adolescenziale, che ci ha tolto qualche dubbio.

Cominciare una terapia è spesso un tabù, alcuni pazienti preferiscono tenerlo per sé. Perché?

Perché per molto tempo la terapia è stata considerata solamente come cura al disagio e perché vigeva l’idea che “se vai in terapia è perché sei matt*”. Fortunatamente l’evoluzione dei tempi ha portato anche ad una maggiore apertura, ad un riconoscimento che la terapia ha più a che fare con il BENESSERE psicologico, non solo con il disagio. Molto ha influito anche la cultura pop che ha sdoganato il benessere psicologico nella narrativa della carta stampata, della musica e delle serie tv… finalmente!

È vero che si può sbagliare terapeuta? Che non tutti gli psicologi sono adatti a noi?

Vero, non tutti gli psicologi sono adatti a noi perché ognuno di noi (terapeuta o paziente) è differente ed ha le proprie affinità elettive: un esempio che tutti abbiamo sperimentato è con i vestiti (lo so, è un po’ banale ma universalissimo!): quello che sta bene a mia sorella potrebbe stare malissimo su di me. Allo stesso modo se una persona mi è simpaticissima può risultare irritante per la mia collega. Un terapeuta può essere perfetto per me ma decisamente inadatto per un’altra persona con un altro mindset.

Cos’è l’ansia da lockdown?

È la risposta seguente alla comunicazione della necessità di isolamento e quarantena in un mondo dove quasi tutto era accessibile. Ci siamo trovati a gestire un processo complicato e incerto, attorniati da notizie pesanti e per la prima volta abbiamo dovuto fare i conti con un nemico impalpabile e non definibile. L’ansia si è manifestata in varie modalità, amplificata dall’infodemia e dal fatto che ci siamo trovati a scardinare la nostra routine quotidiana.

Che impatto ha la reclusione su una persona ansiosa?

L’ansia è uno stato d’animo con il quale tutti, chi più chi meno, abbiamo imparato a fare i conti in queste settimane ma, spesso, la reclusione ha portato persone ad amplificare le apprensioni già esistenti rispetto al lavoro o ai famigliari, al proprio livello di salute. L’isolamento e la reclusione giocano un ruolo importante perché il disagio diventa incomunicabile e incondivisibile e viene dunque vissuto in toto, con poche alternative di gestione che potevano ad esempio venir fornite dai contatti più o meno ravvicinati con altri.

Che consiglio daresti ad un adolescente costretto in casa con la sua famiglia senza alcuna valvola di sfogo?

Di armarsi di pazienza e di provare a conoscere in modo differente i propri “coinquilini”. Questa convivenza forzata potrebbe far emergere delle caratteristiche inaspettate dei genitori o dei fratelli: siamo tutti usciti dal nostro ruolo quotidiano e, quindi, possiamo vedere se il copione può cambiare… siate voi il primo cambiamento che volete nel vostro mondo.

Quali saranno gli atteggiamenti psicologici più diffusi post Covid-19?

Difficile fare previsioni perché il Covid-19 è un evento che ha radicalmente modificato tutto il nostro “universo conosciuto” con degli strascichi di difficoltà su base ansiosa e depressiva, anche lieve.

Probabilmente saremo un po’ più distanti gli uni dagli altri, non solo fisicamente, mi aspetto una difficoltà a riprendere contatti con il mondo relazionale, come se dovessimo cominciare da capo a conoscerci. Riacquisteremo fiducia con il tempo.

1920 1080 Giulietta Riva
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