Ragionare di sciate, ciaspolate e polenta al capriolo servita bollente su un tagliere di legno sembra un’eresia, con le foglie che non sono nemmeno cadute dagli alberi. Ma prima o poi il freddo e la neve arriveranno, oppure dovremo andare a stanarli noi.
Uno dei grandi enigmi su cui ruotano le conversazioni sui mezzi pubblici e intorno ai caffè fumanti dei bar (oltre naturalmente alla guerra, alla riduzione delle tasse, al destino professionale di qualche giornalista celebre in crisi coniugale) riguarda l’arrivo del freddo, la fine delle mezze stagioni ma soprattutto la neve. Sì, perché per molti l’inverno è la stagione delle settimane bianche, delle ciaspolate, delle baite con panorami mozzafiato e delle file allo skilift. E l’andamento climatico attuale non sembra promettere molto bene, sia per il pianeta che per le piste da sci collocate al di sotto dei tre mila metri. In più la fatidica data dell’8 dicembre è alle porte.
IL TORMENTO ETICO. Che poi, siccome gli appassionati di sci e di sport invernali sono notoriamente molto attenti alle questioni ambientali, con l’approssimarsi della giusta stagione – diciamo dopo l’8 dicembre – sorgerà un terribile dilemma etico che vedrà molti sportivi lacerarsi e disperarsi: è giusto approfittare dell’innevamento artificiale, col suo costo ambientale ed il suo essere sostanzialmente una finzione di inverno? Oltre alla sua innaturale consistenza, che a quanto mi dicono rende la sciata meno spontanea ed elegante, la neve artificiale richiede infatti dei cannoni per essere sparata, che consumano acqua ed energia elettrica. Secondo alcune stime vengono consumati 95 milioni di metri cubi d’acqua e utilizzati 600 gigawattora di energia. Tutti numeri e dilemmi che ci auguriamo possano essere superati da abbondanti quanto naturali nevicate sulle Alpi e sugli Appennini, così da far felici sciatori e ciaspolatori di ogni latitudine.
IL NODO GEOGRAFICO. Una volta verificato che la neve ci sia davvero, bisognerà scegliere la giusta località e su questo influirà parecchio il punto di partenza della settimana bianca. Stante che sicuramente le montagne del Trentino sono una meta ambita quanto valida, non tutti se la sentiranno di percorrere svariate centinaia di chilometri solo per raggiungere le piste e l’hotel prescelto. Alle valutazioni chilometriche si sommeranno anche quelle economiche giacché, mi dicono, la somma di: costo del noleggio delle attrezzature + l’abbonamento agli impianti di risalita + assicurazione + il pernottamento + i pasti + le decine di grappe necessarie per combattere il freddo sarebbe = ad una cifra piuttosto elevata. Anche e soprattutto in seguito agli aumenti generalizzati che si ripercuotono anche sulle vacanze in quota.
LE METE LOW COST. Non tutte le piste sono uguali, indubbiamente. E non tutti i comprensori offrono gli stessi servizi. Ma se non si dispone di un budget illimitate qualche piccola rinuncia bisognerà farla, adattandosi alle località più vicine o meno pretenziose. Si potrebbe partire dal Molise, con Campitello Matese e Capracotta, mete sottovalutate dai grandi appassionati di sci e sport invernali ma non troppo alte in quota, non eccessivamente lontane dalla Capitale e non troppo costose. Snowbike, slittini, piste di sci da fondo, motoslitte, snowboard, ciaspole e piste di varie difficoltà rientrano nel menù di questo comprensorio. Sempre nel Centro Italia, ma leggermente più a nord, troviamo Roccaraso, Ovindoli e Campo Imperatore, in Abruzzo. L’area sciistica di Roccaraso, ad esempio, dispone di cento quarantasette chilometri di piste e trentotto impianti di risalita. A cui si aggiungono sessanta chilometri di piste per lo sci di fondo, percorsi per le ciaspole e varie altre attrazioni. Non è da meno la Toscana, che sull’Abetone dispone di ventuno impianti di risalita, trenta chilometri di piste medie, tredici di piste facili e due chilometri di nere. La Val di Luce, la Valle dello Scoltenna, la Valle del Sestaione e la Val di Lima sono percorse da quarantacinque chilometri di piste per lo sci alpino. Uscendo per un attimo dai confini nazionali, la località montana di Kranjska Gora, in Slovenia, può essere adatta a chi vuole imparare una lingua nuova oppure vuole sperimentare le diciotto piste che vanno da 800 e 1.215 metri, con sei seggiovie e tredici ascensori. Tra alberghi, campeggi, ostelli e agriturismi troverete sicuramente il modo di organizzare una settimana bianca non troppo onerosa.
Rientrando in Patria e andando sul classico, in Trentino c’è la Skiarea Alpe Cimbra con gli impianti sciistici di Folgaria e Lavarone: centoquattro chilometri distribuiti tra 66 piste e la possibilità di fare sci alpino, sci d’alpinismo, snowboard, freeride, sci di fondo ed anche di pedalare sulla Fat-bike e di lanciarsi sulle slittinovie.
Altri cento chilometri di piste si possono trovare a Berdonecchia, in Piemonte: venti tre impianti e uno snow park, con una ragnatela di percorsi che parte dai 1.330 e arriva a 2.400 metri di quota, con l’eccezione di Jafferau che svetta a 2.800 metri. Sbrigatevi, avete ancora una settimana per acquistare l’abbonamento stagionale scontato!
Foto di Marco Squadroni
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios